Da Tel Aviv a Dubai, da Saint-Tropez a Montecarlo, arriva anche a Roma la provocatoria esposizione di Edward Spitz, artista che sceglie l’anonimato per preservare l’autenticità delle sue opere. “Print is not dead” invita a fermarsi e guardare la carta stampata che resiste al tempo e diventa eterna, non con sguardo nostalgico bensì con la consapevolezza che “ciò che resta è carta. Resina. E verità”.
Le sue opere, infatti, sono assemblaggi di materiali cartacei messi insieme in un collage poi rivestito da una resina trasparente che da una lucidità impattante alla materia e la fissa per sempre nel tempo. La mostra riflette sulla memoria (raccoglie giornali d’epoca e pubblicità vintage), ma anche sulla cultura pop (riviste illustrate) e sull’identità (strisce di fumetti e figure dell’infanzia), rendendo così ogni opera “una reliquia pop e atto critico sulla cultura contemporanea”.
“Print is not dead” si inaugura il 29 maggio nella lussuosa via del Babuino di Roma, sfondo ideale per una mostra che denuncia la distrazione, la transitorietà e il gusto per la fugacità; nell’epoca della superficialità digitale l’anonimo Edward Spitz tramite le sue opere celebra la bellezza della materia che sfugge alle corse della cultura contemporanea e si ferma nel presente a contemplare il non così tanto obsoleto del passato, ribaltando il contemporaneo e scardinando le certezze.