Un classico che ha fatto la storia compie 70 anni. Ebbene sì, quel 22 giugno del 1955, con l’uscita di Lilli e il Vagabondo, la Disney regalò a tutti un’avventura mozzafiato con protagonisti alcuni straordinari amici a quattro zampe.
Questo film, basato sul romanzo omonimo di Ward Greene, nasce come idea alla fine degli anni ’30, quando Joe Grant, tra i migliori sceneggiatori di casa Disney, si chiese che cosa passasse per la testa della sua cagnolina Lady, una Springer Spaniel, ora che in casa era nato suo figlio Joe.
Subito, quindi, si pensò alla creazione di un film dedicato agli animali domestici, con Walt Disney che approvò in toto questa idea. Tuttavia, presto scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, che oltre a costringere la casa di produzione a stelle e strisce a creare prodotti di tipo patriottico (soprattutto a causa del fiasco al botteghino di Pinocchio e Fantasia), ne intaccò la strategia produttiva.
La “barca” Disney restò economicamente in vita grazie all’exploit di Dumbo (proiettato in anteprima a New York il 23 ottobre del 1941), ma intanto il conflitto aveva modificato anche i gusti del pubblico, e la Disney fu costretta a stare sulla difensiva fino all’uscita di Cenerentola nel 1950.
Lilli e Vagabondo ritornò in auge come progetto valido da realizzare alla fine degli anni ‘40, quando Walt Disney lesse casualmente il racconto di Ward Greene, “Happy Dan, The Whistling Dog”, ed ebbe l’intuizione di unire l’idea di Grant a quel romanzo, comprandone addirittura i diritti.
Grant (che poi avrebbe lasciato il progetto prima della fine) e il team di sceneggiatori crearono una sceneggiatura che metteva al centro di tutto degli animali domestici antropomorfizzati, ma senza eccedere in tale aspetto, così da far risultare coinvolgente e allo stesso tempo realistico il film per il pubblico .
Entrando nello specifico, il team di disegnatori usò come “cavie” decine di cani, per costruire i diversi personaggi ed essere fedeli a ciò che li rendeva riconoscibili. Le firme furono quelle di Mary Blair, Eyvind Earle, Frank Thomas, Eric Goldberg, Milt Kahl, Frank Thomas, Ollie Johnston, John Lounsbery e tanti altri.
Tuttavia, nonostante i numerosi disegnatori che lasciarono il progetto prima della sua conclusione, la Disney riuscì a “sfornare” un film suggestivo, capace di diventare metafora di un ragionamento sui limiti e le possibilità offerte dalla società di quegli anni.
La città che ci viene mostrata è qualcosa a metà tra New Orleans, San Francisco e la NY “bene”. Lì vive Lilli, che come i suoi vicini di casa ed amici Whisky e Fido non ha modo di comunicare con gli umani, ma comprende ciò che essi dicono.
I padroni di Lilli si chiamano “Tesoro” e “Gianni caro”, il suo mondo comincia e finisce dentro quella casa, quel giardino, quel quartiere elegante ed esclusivo. Va tutto benissimo finché la coppia di umani non ha una bambina, che stravolge l’equilibrio affettivo nella casa. Poi, come se non bastasse, quando Lilli ritrova una sua dimensione nella casa, per qualche giorno in casa comanda la zia di Gianni, Sara, armata di due gatti siamesi di nome Si e Am.
Nel giro di pochi attimi, Lilli si imbatte in un gruppo di cani randagi, simbolo dei quartieri malfamati americani. A questo punto entra in scena Biagio, il Vagabondo, con cui Lilli già aveva avuto un primo incontro poco cordiale, e che la salva da dei “colleghi di strada” e diventa la sua “bussola”.
E’ curioso notare come in Biagio la Disney inserisca un’ambiguità morale assoluta. Infatti, egli rappresenta sia i migranti, quelli che proprio all’epoca avevano una volta ancora ripopolato le strade e i bassifondi d’America, così come il sottobosco dei piccoli criminali, tali più per scelta che per necessità.
Lilli e Vagabondo rappresenta una narrazione assai realistica dei cani, basti pensare alla magnifica sequenza nel canile, dove il film pare collegarsi al genere carcerario perché in fin dei conti Biagio è un fuorilegge, almeno per la legge gli uomini.
A far da padrone Lilli e Vagabondo, inoltre, è la parte musicale che, seppur sfumata, non fa venire meno il tono maturo dell’insieme. Per esempio, la scena degli “spaghetti con le polpette” rappresenta un momento intenso di amore e tenerezza fra le più iconiche del cinema di tutti i tempi.
Inoltre, Lilli e Vagabondo è anche un racconto di emancipazione di genere nel suo piccolo. Infatti, Lilli è debole, ingenua e viene trattata da Whisky e Fido con paternalismo maschilista (pur se affettuoso). Tuttavia, il tempo passato con Biagio la cambia, la rende meno succube e meno insicura.
Insomma, sono già passati sette decenni esatti da quando questa meravigliosa pellicola uscì nel grande schermo, e la certezza è che rimarrà per sempre scolpita nelle menti di miliardi di persone, perchè Lilli e il Vagabondo è più di un film. E’ un autentico capolavoro.