Live Aid: 40 anni fa la musica tentò di unire il mondo
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Live Aid: 40 anni fa la musica tentò di unire il mondo

La musica fu lo strumento per contrastare la fame in Africa: due stadi, due miliardi di spettatori e una raccolta fondi che fece la storia, tra luci e ombre.

Live Aid: 40 anni fa la musica tentò di unire il mondo
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12 Luglio 2025 - 20.27 Culture


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Il “Live Aid” è stato un avvenimento storico che rimarrà ben impresso nel mondo della musica: un concerto epocale che compirà quarant’anni il 13 luglio. Questo evento musicale fu ideato da Bob Geldof, cantante del gruppo irlandese The “Boomtown Rats”, una band in voga negli anni della new wave, insieme al musicista britannico Midge Ure, frontman degli Ultravox.

L’idea alla base era raccogliere fondi per combattere la carestia in Etiopia. Partendo da questo nobile scopo, nel dicembre del 1984, Geldof e Ure scrissero e produssero la canzone “Do They Know It’s Christmas?”, cantata dal supergruppo Band Aid, formato da artisti come Bono (U2), George Michael, Sting e molti altri.

Il brano ebbe un enorme successo, raccogliendo milioni di sterline. Però nell’estate del 1985, Geldof decise di fare le cose in grande, concependo l’idea di un concerto globale in due grandi stadi: lo stadio di Wembley, a Londra, e il John F. Kennedy Stadium, a Philadelphia, entrambi collegati in diretta TV in tutto il mondo. Così nacque il “Live Aid”.

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Lo spettacolo fu seguito da circa 2 miliardi di persone in tutto il mondo, sia dal vivo che attraverso la televisione, pronte ad ascoltare artisti del calibro di Paul McCartney, Bob Dylan, Elton John e molti altri. Tra tutti, i più acclamati furono i Queen, che si esibirono a Londra, mentre il “premio Stakanov” andò a Phil Collins, che si esibì anche lui nella capitale britannica. Tuttavia, la sua performance negli Stati Uniti fu molto criticata, soprattutto quella con i Led Zeppelin, tanto che Jimmy Page rifiutò la pubblicazione della loro esibizione nel DVD ufficiale dell’evento.

Non fu l’unico episodio negativo: ne sa qualcosa Paul McCartney che ebbe problemi tecnici durante l’esecuzione di “Let It Be”, rimanendo per i primi due minuti con il microfono spento, e nessuno né allo stadio né a casa sentì una nota.

Nonostante i problemi tecnici e alcune esibizioni controverse, il “Live Aid” fu un enorme successo, riuscendo a raccogliere circa 150 milioni di dollari per aiutare l’Etiopia. Una cifra che dimostra le potenzialità della musica come mezzo di solidarietà. Tuttavia, sorsero dubbi sull’efficacia dell’evento: molte critiche riguardarono la gestione dei fondi, che spesso non raggiunsero realmente le popolazioni in difficoltà. Parte degli aiuti sono finiti in mano a regimi corrotti o furono distribuiti in modo inefficiente, sollevando interrogativi non solo sull’efficacia della beneficenza, ma anche sull’intero sistema delle campagne umanitarie.

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Tuttavia, a quarant’anni di distanza, il Live Aid resta un simbolo: il momento in cui l’industria musicale tentò di unire il mondo per una buona causa. Fu la prima volta in cui la musica si presentò non solo come intrattenimento, ma anche come strumento di solidarietà e consapevolezza collettiva.

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