LeBron James al suo ultimo giro di giostra? L'Nba sembra pronta a rinunciare alla sua stella
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LeBron James al suo ultimo giro di giostra? L'Nba sembra pronta a rinunciare alla sua stella

Il fuoriclasse dei Lakers a ottobre inizierà la sua ventitreesima stagione da professionista, un record. Il campo sta proponendo tanti nomi nuovi pronti a prendere il suo posto come nuovo fenomeno della palla arancione a spicchi

LeBron James al suo ultimo giro di giostra? L'Nba sembra pronta a rinunciare alla sua stella
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9 Agosto 2025 - 15.29 Culture


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di Gabriele Bisconti

Sarà di sicuro la stagione numero 23. E per la prima volta nessuno si stupirebbe se fosse l’ultima. Non che LeBron James abbia detto qualcosa a riguardo, anzi. In una free agency piena di speculazioni circa il suo futuro, l’unica certezza l’ha data  lui stesso esercitando l’opzione di rinnovo presente nel suo contratto per rimanere a giocare nei Los Angeles Lakers insieme al figlio Bronny anche nella prossima annata, ma tutta l’Nba si sta preparando all’idea che l’uomo di ferro, il vero immortale del basket planetario, possa essere al passo d’addio. 

La novità è che la Lega per la prima volta è pronta a lasciarlo andare, perché lui resta la star più riconoscibile, quella che cattura l’interesse maggiore, quella che muove ancora gli sponsor e le attenzioni dei media fuori dal parquet, ma il campo sta proponendo tanti nomi nuovi pronti a prendere il suo posto come nuovo fenomeno della palla arancione a spicchi.

Nikola Jokic dei Denver Nuggets ha già il titolo virtuale di più forte in circolazione, Shai Gilgeous-Alexander, neo campione con gli Oklahoma City Thunder, è l’ultimo candidato di una lunga lista che comprende anche una stella globale perfetta per una lega sempre più mondiale come Victor Wembanyama (leader incontrastato dei San Antonio Spurs) e Cooper Flagg, prima scelta assoluta dei Dallas Mavericks all’ultimo Draft e speranza Usa di avere in un futuro non troppo lontano un contender credibile per il ruolo di Mvp (il miglior giocatore della stagione).

Persino i Lakers hanno fatto capire a LeBron in modo piuttosto chiaro che non ruota più tutto attorno a lui come era sempre stato sin dal 2018, quando il classe ‘84 scelse Los Angeles da free agent dicendo sì a Magic Johnson. Ora è Luka Dončić il punto di riferimento, una star 26enne che si sta già preoccupando di reclutare i giocatori che servono per rendere la squadra migliore (Marcus Smart, l’ultimo innesto dei  gialloviola, è arrivato grazie ad una chiamata dello sloveno). James in questo scenario è il numero 2 della squadra, l’uomo carismatico e fondamentale nello spogliatoio ma non quello indispensabile per vincere le partite.

Come ha detto il suo agente Rich Paul, il cestista statunitense vuole prendersi un’estate di riposo e ogni decisione sul suo futuro, compreso un, al momento improbabile, addio ai Lakers, verrà presa prima del training camp di inizio ottobre. Nei prossimi mesi LeBron dovrà capire se lui è pronto a lasciare andare l’NBA, almeno da giocatore. Lo scorso 30 dicembre ha compiuto 40 anni in campo, a metà di questa sua stagione numero 23 taglierà il traguardo delle quarantuno primavere.

James ha collezionato fino a questo momento una sfilza incredibile di record assoluti: dal “più giovane a…” fino al “più vecchio a…”. Detentore di 4 anelli, 4 titoli di Mvp,  è stato 4 volte Mvp delle Finals con tre squadre diverse (Miami Heat, L.A Lakers e Cleveland Cavaliers), è il re dei punti in regular season (unico di sempre sopra i 40mila) e nei playoff. 

E ancora, ha giocato con oltre il 35% di tutti quelli che nella storia hanno calcato i parquet Nba e divide il campo con giocatori che non erano nati quando lui – a fine ottobre del 2003- ha debuttato nella Lega. È già andato oltre ogni sogno, tenendo fede se non andando oltre quella pesantissima etichetta di nuovo Michael Jordan che gli era stata appiccicata addosso quando era ancora al liceo. Non sarà più il migliore di tutti, come è stato per buona parte della sua carriera d’antologia, ma è ancora più forte di almeno il 95% dei colleghi, come hanno dimostrato la conquista del posto nel secondo quintetto All-Nba e la sesta posizione nella classifica dell’Mvp.

Ce n’è abbastanza per chiudere da eroe, da fuoriclasse assoluto, da uno dei due migliori cestisti di sempre (il migliore?), con tutti gli onori se decidesse di annunciare a inizio stagione che questa sarà la sua ultima volta. La certezza è che prima o poi Padre Tempo si ricorderà anche di lui, come è successo a tutti gli altri grandissimi della storia, visto che è lo spegnimento di una lampadina nel cervello che ti porta a dire basta.

Tuttavia, la voce dentro la sua testa che gli ricorda quanto gli piaccia stare in uno spogliatoio, soprattutto ora che lo condivide con suo figlio, e quanto sarebbe importante per lui vincere un altro titolo (anche se il suo lascito migliore resta fuori dal campo, con tutto quello che ha fatto per la città di Akron), lo spinge ad andare avanti. E non immagina nemmeno di essere un semplice comprimario perché in lui resta quella stessa voglia di essere dominante che l’ha spinto a diventare uno dei più forti di sempre.

Solo LeBron può sapere se il 2025-26 sarà davvero il suo “ultimo giro di giostra”, il suo ultimo ballo. Se lo diventerà, ogni tifoso del basket del pianeta dovrebbe dimenticarsi di quello che ha pensato di lui e del suo atteggiamento in campo, del suo modo di essere grande fuori, e godersi quello che resta di King James. 

Piaccia o no, lui ha segnato un’epoca, e in Nba ci sarà sempre un prima e un dopo. Nessuno, nemmeno Michael Jordan, è rimasto all’apice per così tanto tempo, riuscendo non solo a fare la differenza ma ad essere protagonista in ogni singolo match disputato, lasciando il segno anche con un semplice passaggio vincente ad un compagno di squadra o con una stoppata in faccia all’avversario in un momento clou.

LeBron, quando deciderà di smettere, meriterà il tributo delle leggende. Quello che ha fatto per così tanto a lungo è l’eccezione, non la regola, anche se lui l’ha resa la normalità. L’Nba è probabilmente pronta a lasciarlo andare, lui verosimilmente prima o poi si renderà conto che è il momento di lasciare andare il basket giocato e la Lega che ha contribuito a rendere grande.

La stragrande maggioranza dei fan, però, probabilmente non è pronta a salutarlo, perché lui c’è sempre stato, ha lavorato duro ogni giorno per dimostrare di essere il migliore, è sfiorito senza mai appassire del tutto. Semplicemente, perché incarna l’Nba del ventunesimo secolo.

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