Il Cremlino aveva accuratamente preparato l’ultimo piano: un’offensiva incentrata su Pokrovsk, sgombrando gli altri fronti per gettare decine di migliaia di uomini in un assalto alla città che dura da mesi. L’obiettivo era riuscire finalmente a ribaltare la situazione per conquistare l’intero oblast’ di Donetsk.
Tranne che l’Ucraina ha bombardato pesantemente gruppi generali e centri di comando offensivi, paralizzando per un bel po’ di tempo il tutto. Con la nomina dei nuovi ufficiali anziani, l’attacco potrebbe essere rinviato al prossimo anno, oltre al fatto che anche gli ucraini si erano preparati e raggruppati per affrontarlo.
D’altra parte, l’offensiva ucraina sulle raffinerie russe è in pieno svolgimento. Quasi un quarto delle capacità di raffinazione russe sono già colpite abbastanza da creare una reale carenza, sia sul mercato interno che sull’esportazione.
La distruzione dei gasdotti e delle reti di approvvigionamento aumenta ancora il problema e le sue conseguenze, che si traduce in blackout di benzina e gasolio per i veicoli militari sul fronte. Che onestamente non è la migliore delle cose quando hai un’offesa da guidare.
Allo stesso tempo, è l’intera economia russa che sta affondando, per la prima volta in 6 anni, un forte deficit di produzione alimentare che costringe la Russia a importare più prodotti di quanti ne esporta, in centinaia di miliardi di rubli. Poiché i prodotti agricoli sono con armi ed energia, le uniche vere esportazioni russe e le armi russe sono molto meno richieste, mentre le esportazioni di energia vengono strangolate.
Il Cremlino è arido e senza soluzione.
Il surriscaldamento dal passaggio a un’economia di guerra aveva prosciugato il mercato del lavoro, creando artificialmente una carenza di manodopera, ma i fallimenti e i blocchi degli affari stanno ora causando l’eccesso invertito, ossia licenziamenti massicci e un forte aumento della disoccupazione.
Disoccupazione + Povertà + Inflazione + bombardamenti ed esplosioni vari che la propaganda non può più sminuire + Morti e feriti di ritorno dal fronte + aumento esponenziale dell’insicurezza dovuto al ritorno alla vita civile dei prigionieri/soldati, questa è una combinazione estremamente pericolosa per qualsiasi potere, anche totalitario.
Da notare che la distruzione delle raffinerie era prevista già nel 2023, ma l’amministrazione Biden si è opposta, temendo che i prezzi del petrolio globali sarebbero aumentati.
L’amministrazione Trump non sembra avere le stesse paure e i legislatori spingono per sanzioni molto chiare e più severe.
Trump ne approfitta per ricattare: taglierà davvero il cibo della Russia se tutti i membri della NATO smetteranno di comprare energia russa. Tranne che nella NATO, c’è anche la Turchia, ad esempio, che sicuramente sostiene l’Ucraina, ma al tempo stesso assume una posizione neutrale e continua a commerciare con Mosca.
Per non parlare dell’Ungheria…
E poi Trump ricatta anche i dazi doganali in Cina e India, mentre gli europei hanno approcci diversi, non necessariamente meno rilevanti nel contesto, preferendo l’arma della persuasione che della forza