La Flotilla verso le acque internazionali mentre Gaza City brucia
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La Flotilla verso le acque internazionali mentre Gaza City brucia

Le barche riescono a lasciare la Tunisia e prendono il largo in vista di concertarsi con le altre provenienti dagli altri porti del Mediterraneo. Nel frattempo a Gaza prosegue l'inferno.

La Flotilla verso le acque internazionali mentre Gaza City brucia
Sostenitrici della Sumud Flotilla salutano le imbarcazioni dal porto tunisino di Bizerte – foto Ap/Anis Mili. FONTE: Il manifesto
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16 Settembre 2025 - 20.14 Culture


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di Caterina Abate

Lasciano le sponde tunisine le più di 25 imbarcazioni della Sumud Flotilla e affrontano di nuovo il mare aperto. Tra queste anche le due più grandi Family e Amla, i due vascelli attaccati da droni incendiari, nelle notti dell’8 e il 9 settembre. Manca poco al congiungersi in acque internazionali con quelle in precedenza ormeggiate a Porto Palo di Capopassero, a sud della Sicilia, oltre che con quelle provenienti da Ermoupolis in Grecia e da altri porti del Mediterraneo.

Con il primo gruppo, comunica su instagram la Sumud, è in navigazione anche la Shireen Abu Akleh, la nave del supporto legale della Flotilla, il cui nome ricorda una delle giornaliste uccise in Palestina dalle forze israeliane. Destinazione finale per tutte le barche resta Gaza, rompere l’embargo e portare gli aiuti alla popolazione. O almeno quello che resta dei superstiti, visto che nel frattempo le operazioni militari nella Striscia si sono fatte più violente, ed è in corso la rasa al suolo di Gaza City, annunciata settimane fa dal governo Israeliano. Già prima di mezzanotte erano stati segnalati 37 raid in soli 20 minuti.

La situazione nel corso delle ore non è che peggiorata, tra sfollati a cui è stato imposto di abbandonare la propria casa in soli 30 minuti e i morti e feriti sotto le bombe, che si aggiungono a quanti muoiono di fame, sete e stenti. “Gaza is burning” è quanto ha scritto il Ministro della difesa israeliano Katz su X.

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Riguardo ciò, la portavoce di Global Sumud Flottilla, Maria Elena Delia ha condiviso su Instagram un messaggio dalla barca Morgana: “Da questa mattina 250.000 persone sono state fatte sfollare ovviamente per non poter andare da nessuna parte, essendo Gaza una prigione a cielo aperto. Le persone si spostano ma non hanno modo di scappare, quindi è come passare da un angolo all’altro della stessa scatola. […] Dalle barche della Global Sumud Flottilla chiediamo ai governi e all’Unione europea di intervenire perché non si può più stare fermi di fronte a quello che sta accadendo”.

Tornando al viaggio della Flotilla, non è stato facile lasciare la Tunisia per le imbarcazioni che si trovavano lì in rada fino a ieri, racconta Lorenzo D’Agostino, giornalista freelance, a bordo di una di queste. Il governo di Tunisi sembra abbia in un certo qual modo intralciato le operazioni per lasciare gli imbarchi, con lungaggini burocratiche e richieste di spostamento di porto di attracco, da Sidi Bousaid a Bizerte, cosa che avrebbe costituito un ritorno indietro rispetto alla rotta di viaggio, trovandosi più a nord. Inoltre un grosso yacht pare abbia estinto tutte le scorte di carburante del porto, costringendo la Flotilla a dover attendere ulteriori rifornimenti.

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Al momento il tracker online, da cui è possibile seguire le rotte di molte delle imbarcazioni della Sumud, le danno come la maggior parte in navigazione, salpate, in rotta verso acque internzionali. “Siete un esempio per tutti noi, seguendo quella bussola morale attraverso il Mar Mediterraneo fino a raggiungere le coste di Gaza” ha detto Roger Waters, storico fondatore dei Pink Floyd e strenuo sostenitore del popolo Palestinese, in videocollegamento con Ansa.

“Il grande vantaggio che voi della Global Sumud Flotilla avete rispetto all’IDF e all’intero stato di Israele, ed è un vantaggio enorme soprattutto perché in questo momento vi trovate in alto mare, è che avete una bussola morale”.

“È molto importante che una qualsiasi delle imbarcazioni riesca a consegnare latte per neonati, cibo e medicine a Gaza, perché gli israeliani probabilmente le intercetteranno tutte in acque internazionali” ha proseguito Waters, paventando però il principale rischio a cui la Flotilla va incontro, cioè quello di venir intercettati da forze militari israeliane in acque internazionali, come è successo in passato con analoghe azioni civili umanitarie. Come é successo lo scorso giugno con la nave Madleen della Freedom Flotilla Coalition, ma anche nel 2010 con la Freedom Flotilla per Gaza: in entrambi i casi Israele, intercettando queste navi hanno violato il diritto internazionale. Addirittura nel 2010 nove furono gli attivisti rimasti uccisi.

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Tra i 45 stati le cui rappresentanze di civili partecipano alla missione, quella italiana è tra le più numerose, con anche quattro parlamentari a bordo delle imbarcazioni, oltre a diversi attivisti e giornalisti. La presenza di politici in questi casi ha un ruolo di garanzia, eppure quanto dichiarato dal ministro Tajani parrebbe minare questo diritto: “Noi possiamo garantire assistenza diplomatica e consolare, ma vanno a loro rischio e pericolo. Cosa dovremmo fare? Inviare la Marina per difendere navi che non battono nemmeno bandiera italiana?”.

Le reazioni non si sono fatte attendere, suffragate dal fatto che sì, alcune imbarcazioni della Flotilla battono bandiera italiana.

Marco Croatti, senatore del M5S al momento imbarcato con la Sumud, scrive: “Attivisti e cittadini italiani a bordo della Flotilla, è il succo del suo discorso, si stanno muovendo ‘a loro rischio e pericolo’ e non valgono quindi una mobilitazione del governo a garanzia della loro incolumità”. E riguardo la bandiera battuta dalle imbarcazioni ha così replicato: “[…]non solo sventola il tricolore su molte delle navi salpate, compresa la mia, ma anzi alla bandiera e all’Italia tutta gli italiani presenti nella Global Sumud Flottilla stanno dando lustro e dignità, semplicemente facendo quello che il governo a oggi non è ancora stato in grado di fare”. 

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