di Manuela Ballo
Non è difficile incontrare Hugo Pratt in una mostra – tanto più che le sue opere sono ormai presenti nei principali musei del mondo – ma semmai è difficile distaccarsene perché la gente non vorrebbe mai lasciarlo andare. Così è successo anche a Siena, al Palazzo delle Papesse, dove la mostra allestita ormai nel lontano aprile è stata prorogata fino al 2 novembre. E lo merita.
Con il titolo “Pratt. Geografie immaginarie” l’esposizione racconta l’artista attraverso innumerevoli opere: sculture, tavole, disegni a china, bozzetti, schizzi, acquerelli dai colori caldi, lievi e delicati. Ci sono poi le istallazioni video e le scenografie digitali che raccontano, come in un viaggio immersivo, il grande universo di Pratt e di Corto.
La mostra, che si articola in diversi filoni espositivi, parte dall’ infanzia e dalla formazione iniziale dell’artista. Nel momento in cui si entra ci si trova subito immersi nell’universo creativo di Pratt che è stato, come spesso accade, profondamente influenzato dai suoi viaggi, dagli incontri personali, dalle letture da lui più amate come “L’isola del tesoro” di Stevenson o dall’universo poetico di Kipling, Rimbaud, Shelley, Coleridge e molti altri ancora.
Tutte letture e suggestioni, queste, che hanno contribuito a dar vita a quel viaggiatore romantico e libero, che incarna l’avventura come forma di conoscenza e di libertà. Sulla parete in cui sono appese le copertine e i disegni a china e tra i vari espositori contenenti le riviste si erge infatti una frase messa lì come epigrafe della mostra. Pratt recita: “Credo che l’avventura sia una componente molto bella della natura umana, ma è necessario saperla vedere, cercare, incontrare. La si può trovare dappertutto, se si ha abbastanza fantasia, perché è una cosa di cui l’uomo ha bisogno”.
Non è un caso che ancor prima della creazione di Corto Maltese il primo vero marinaio disegnato da Pratt fu Ulisse. Lo aveva realizzato sul “Corriere dei piccoli”. Ulisse è stato sempre descritto e raccontato come un uomo dalla curiosità instancabile, avventuroso e desideroso di conoscenza che non si ferma neppure davanti alle più grandi difficoltà. Una sorta di grande antesignano di Corto. Raccontarlo ai bambini senza far assumere alla storia toni favolistici mostra una capacità inventiva e artistica che supera il disegno per il fumetto. Molto bello l’allestimento della sala. Ogni pagina in base a come la si guardava aveva, per effetto di un gioco espositivo di specchi e luci, due versioni, una a colori e attraverso la proiezione offerta dal vetro dell’espositore si poteva vedere il suo opposto; la versione in bianco e nero che metteva in evidenza tutti i più piccoli dettagli che a colori andavano a perdersi.
Un colpo d’occhio singolare si ha osservando le opere di Hugo Pratt legate alla Pop Art. Non tutti sanno che, nel 1965, Pratt decise di realizzare alcuni lavori ispirandosi a quel movimento, reagendo a una sorta di “furto creativo” operato da artisti come Andy Warhol e Roy Lichtenstein, che per un periodo avevano trasformato tavole di fumetti in grandi opere d’arte. In risposta, Pratt prese le opere di Lichtenstein e le ridusse a vignette dalle dimensioni di francobolli. Così facendo scompone i soggetti per ricomporli in nuove forme, in alcuni casi in formati piccoli, in altri casi in formati più grandi. I ballerini di tango e l’uniforme delle guardie britanniche ne sono un esempio perfetto. A colpire però sono soprattutto i colori vivaci, intensi e profondi, la luminosità e la capacità della scomposizione di fondersi in un unicum armonico.
Una bella mostra. Particolare – nel mio caso – perché una volta visitata sono salita sull’altana del Palazzo delle Papesse. Siena vista da lassù, in grandangolo, mostra davvero tutta intera la sua bellezza. Specie se illuminata dalla “luna del raccolto”.