Nomadi digitali: posti da sogno, carriere on the road e tanta libertà, ma incombe l’ombra della solitudine
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Nomadi digitali: posti da sogno, carriere on the road e tanta libertà, ma incombe l’ombra della solitudine

Il fenomeno è in continua crescita. Tante le persone che scelgono sempre più questa strada

Nomadi digitali: posti da sogno, carriere on the road e tanta libertà, ma incombe l’ombra della solitudine
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23 Ottobre 2025 - 16.59 Culture


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Nell’immaginario collettivo il concetto di nomadismo digitale è accompagnato da diversi luoghi comuni: vita in libertà, senza orari fissi e senza interazioni con dei capi o dei colleghi pressanti. 

Se si aggiunge che è un lavoro che si può svolgere da qualsiasi parte nel mondo diventa quasi “la professione perfetta” agli occhi delle persone. La realtà però dice altro, e sottolinea come alla maggior parte di uomini e donne che scelgono di intraprendere questa via (35%), sentano la mancanza di relazioni autentiche, soffrendo la cosiddetta solitudine.

A confermare questa tesi è la ricerca condotta da “The Social Hub”, gruppo alberghiero con 21 strutture ricettive e spazi di co-working in Europa, in collaborazione con l’istituto di ricerca “Opinion Matters”. Obiettivo dello studio analizzare motivazioni, abitudini e aspetti emotivi di oltre 2 mila nomadi digitali europei.

Per quasi tutti i professanti il punto di partenza è il visto: 8 nomadi su 10 considerano il visto apposito rilasciato a questa categoria di lavoratori come un segnale di accoglienza da parte di un paese. In Italia il 73% protende per questa opzione, che garantisce senza dubbio vantaggi come un miglior equilibrio tra vita privata e lavorativa e una miglior gestione del tempo.

Senza dubbio anche il lato economico influisce, nonostante i nomadi digitali italiani risultano essere tra i meno retribuiti, con solo il 10% che supera i 100 mila euro di reddito, contro il 27% degli olandesi, con la maggior parte di loro che sceglie di lavorare da remoto da posti in cui il costo della vita è inferiore a quello di origine.

La libertà però ha un costo e ogni lavoratore deve essere pronto alla cosa più difficile: ripartire da zero, soprattutto quando si tratta di cambiare paese. Questo movimento continuo porta in diversi casi a sviluppare la solitudine. I nomadi digitali italiani sono quelli che ne soffrono di meno rispetto a Regno Unito, Olanda e Spagna, ma c’è un dato che fa abbastanza riflettere: il 31% ha mentito ad amici e familiari sul fatto di apprezzare o meno lo stile di vita che sta conducendo.

Tasha Young, Chief Membership Officer di “The Social Hub” commenta come i risultati di questo sondaggio confermano quello che il gruppo alberghiero ha potuto osservare nei propri uffici: “L’opportunità di viaggiare, lavorare in ambienti nuovi e portare avanti la propria carriera rende la vita da nomade digitale davvero stimolante. Chi vive questo stile di vita desidera ardentemente connessioni, comunità e un luogo in cui sentirsi a casa, anche quando è in viaggio. Alcuni paesi e comunità hanno accolto i nomadi digitali in modo più aperto rispetto ad altri, ma la consapevolezza che queste esigenze sono fondamentali per molte persone ha plasmato il nostro approccio sin dall’inizio come hotel inclusivi e accoglienti dove persone di ogni provenienza possono entrare in contatto, sia a livello personale che professionale, in ambienti progettati per la convivenza, il coworking e la cocreazione”.

Young ha aggiunto: “L’Europa è una regione unica in cui la libertà di movimento offre numerose opportunità ai lavoratori. È incoraggiante vedere che all’interno dell’UE i paesi stanno introducendo visti per nomadi digitali e iniziative simili per facilitare la vita e il lavoro transfrontaliero delle persone, e i lavoratori lo riconoscono come un segno di benvenuto rispondendo con entusiasmo”.

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