di Marcello Flores
80 anni fa, il 24 ottobre del 1945, nascevano le Nazioni Unite. Oggi è un luogo comune denunciare l’inaffidabilità dell’ONU, la sua incapacità di intervenire positivamente nei conflitti in corso, la sua debolezza nell’influenzare gli stati ad adeguarsi alle regole stabilite nel corso dei decenni in tutte le istituzioni sovranazionali che hanno accompagnato le Nazioni Unite nello sforzo di un mondo più pacifico e solidale.
Ci si dimentica, però, di ricordare che, fin dall’inizio, le Nazioni Unite hanno funzionato bene o male perché gli stati che ne facevano parte – e quelli più forti e rilevanti per primi – avevano deciso che dovessero funzionare. L’ONU non ha un proprio esercito, non può imporre con al forza le proprie decisioni, e quelle dell’Assemblea generale hanno per lo più un valore esortativo piuttosto che un elemento di coazione. Il Consiglio di Sicurezza, che è l’organo decisionale delle Nazioni Unite soprattutto nelle questioni che riguardano i conflitti armati e gli scontri tra gli stati, ha al suo interno cinque stati che godono del potere di veto. Quando questo potere è stato usato poco (come tra il 1991 e il 2005: con una media annua di 1,6, rispetto al 4,5 del periodo precedente) sono aumentate le missioni di peacekeeping e il loro ruolo nel raggiungere un risultato positivo, sia come cessate il fuoco o pace permanente sia come negoziati intrapresi.
Se oggi il ruolo delle Nazioni Unite appare così debole è perché gli stati – e alcuni in particolare: Stati Uniti, Cina, Russia fra i primi – hanno deciso che non valeva più la pena di puntare sull’ONU ma era meglio fidarsi della propria forza, rivendicando la sovranità assoluta anche nelle dinamiche internazionali e nella conflittualità (non solo armata) che è aumentata negli ultimi vent’anni. Solo gli Stati possono ridare fiducia alle Nazioni Unite e permettere che dopo 80 anni questa istituzione torni a essere un punto di riferimento per la pace, la sicurezza e il benessere collettivi.
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