La medicina estetica attira sempre più giovani e i ventenni hanno già paura di invecchiare
Top

La medicina estetica attira sempre più giovani e i ventenni hanno già paura di invecchiare

Stiamo assistendo a una marcata riduzione dell’età a cui ci sottoponiamo alle prime operazioni di medicina estetica, in particolar modo a quelle non invasive. Ma si tratta di cura della persona o di qualcosa di malsano?

La medicina estetica attira sempre più giovani e i ventenni hanno già paura di invecchiare
Preroll

Agostino Forgione Modifica articolo

25 Ottobre 2025 - 16.47 Culture


ATF

Stavo scorrendo il mio feed quando un annuncio mi ha fatto accapponare la pelle. Prima il suono d’avvio di Windows XP, che i nati prima del 2000 come me ricorderanno di certo, poi un claim brutale: “Se questo suono ti è familiare probabilmente è il caso di passare da noi”. L’inserzionista? Una clinica privata specializzati in iniezioni di filler all’acido ialuronico e botulino. Mi guardo allo specchio. La mia pelle, da 26enne, mi appare ancora ben soda e tonica. Perché mai dovrei averne bisogno, e perché dovrebbe averne un mio coetaneo?

Una domanda, quest’ultima, che si pongono sempre in meno. I dati a riguardo non lasciano spazio all’opinionismo: negli ultimi due decenni l’età media di coloro che si sottopongono ai sopracitati interventi si è abbassata di dieci anni. Nel 2005 le prime iniezioni di filler venivano praticate intorno ai 30 anni, oggi a 20. Idem per quelle di botulino: si è passati da 35 anni a 25. Ma perché accade tutto ciò, e soprattutto quali sono i rischi che ne derivano?

In primo luogo c’è da fare i conti con massicce campagne promozionali che ritraggono tali interventi come accessibili a tutti ma, soprattutto, quasi trascurano il fatto che si tratti di interventi veri e propri, sebbene non invasivi. Le pubblicità spesso sembrano equipararli alla cosmesi, eliminando il confine che separa quest’ultima dalla chirurgia. Un atteggiamento quantomeno imprudente, il cui rivolto della medaglia è il costante aumento di cliniche abusive e interventi in abitazioni private eseguite da personale non qualificato.

Come la cronaca purtroppo testimonia talvolta le conseguenze di rivolgersi a medici improvvisati sono addirittura fatali. A proposito i social network fungono da camere d’eco che attirano i giovani desiderosi di interventi a basso costo, ai quali poco importa chi eseguirà il trattamento. Sempre i social, di nuovo, sono in gran misura responsabili della loro normalizzazione, venendo promossi dagli influencer del settore come qualcosa di routinario.

Torniamo ora alla domanda posta in principio. Davvero un 20enne ha bisogno di ciò? Senza giri di parole, no. In questi casi abbiamo infatti a che fare con interventi di medicina estetica preventiva, una branca ampliamente consolidatasi negli ultimi anni. Il suo obiettivo non è dunque quello di curare i segni della vecchiaia, ma addirittura di prevenirli prima che insorgano. Non si combattono segni del viso e rughe, ma si cerca di posticipare quanto più possibile la loro comparsa.

Nonostante la chirurgia estetica non invasiva sia generalmente considerata molto sicura, laddove eseguita da medici specializzati, il suo largo ricorso comporta rischi da non sottovalutare. Primo tra tutti? La patologizzazione del normale invecchiamento. L’insorgenza di rughe, la perdita di elasticità cutanea e via dicendo sono processi fisiologici che ci qualificano come esseri umani. Trattarli come tratti da eliminare significa, dunque, combattere la nostra stessa natura.

I danni di un malsano culto della gioventù sono plurimi. In primo luogo psicologici, con l’insorgenza di ansia da prestazione estetica, bassa autostima e dipendenza da trattamenti. Secondariamente anche sociali, comportando l’esclusione generazionale e la marginalizzazione degli anziani e, non per ultimi, medici, in quanto se pur generalmente sicuro ogni intervento comporta dei potenziali rischi.

Detto ciò diviene fondamentale porsi una domanda. Dove si colloca lo spartiacque tra una sana cura della propria persona e una malsana vanità, secondo cui bisogna lottare contro lo scorrere del tempo? La risposta non è scontata e non mi assumo la responsabilità di sentenziare in merito, ma di una cosa sono sicuro: a combattere le lancette si esce sempre rotti.  

Native

Articoli correlati