di Gabriella Piccinni
Collocate in cima a colonne alte da 100 a 200 metri per produrre energia pulita, le pale eoliche smuovono sempre sentimenti forti e feroci opposizioni, soprattutto se proposte in luoghi, come succede in gran parte della Toscana, conosciuti e amati nel mondo per armonia, bellezza e storia.
Ultimo in ordine di tempo, in questi giorni è balzato agli onori della cronaca il progetto che prevederebbe l’installazione di dieci pale eoliche alte circa 200 metri e di una centrale di scambio energetico su un’area di oltre mezzo ettaro nel territorio di Asciano, nel cuore delle Crete senesi. I cittadini si sono mobilitati ed è partita una raccolta firme promossa dal Pd di Siena, dal Comitato ‘Difendiamo le Crete senesi’ e dal Club senese degli Amici della terra.
Ma siccome nella regione ogni scorcio ha l’onore di poter essere il paesaggio che fa da sfondo alla Gioconda, lo sguardo lungo di Ambrogio Lorenzetti o la campagna intravista da Botticelli attraverso una finestra rotonda; e siccome qui tutti i paesaggi esigono rispetto e i territori chiedono una transizione ecologica giusta; e poiché, infine, dicono alcuni, non si può dire sempre di no a tutto, quali ragioni in più ci sono per difendere le Crete senesi da questo impianto? A parte, naturalmente, l’argomento non trascurabile che la provincia di Siena è già da molti anni carbon free, avendo già raggiunto un livello rilevante di produzione energetica da rinnovabili. Nel 2025 esistono ormai altri modi più rispettosi che permettano di affrontare i temi energetici senza distruggere paesaggi e qualità della vita, spesso ignoti alla frettolosità della speculazione.
Le Crete sono “La terra senza dolcezza d’alberi, la terra arida che rompe sotto Siena il suo mareggiare morto” nei versi potenti di Mario Luzi. Attraggono come una calamita gli obiettivi dei fotografi che ne indagano morbidezze, luci e ombre. Hanno accolto il talento di pittori come Ambrogio Lorenzetti e, in anni più vicini a noi, Dario Neri. Sono struggenti alla luce della luna, quando lasciano riposare lo sguardo al tramonto o quando i droni ne rilanciano l’immagine nel mondo in occasione di eventi sportivi di grande richiamo internazionale come l’Eroica o le Strade bianche. Sono una forza per il turismo ambientale.

Il paesaggio delle Crete è anche il fondale di Siena. Dalla grande Loggia trecentesca che affaccia sul retro del palazzo del comune i membri del governo senese, i Signori Nove, non potendo lasciare le loro stanze durante i due mesi in cui erano in carica, avevamo a disposizione uno sguardo profondo che si distendeva sullo Stato senese, discendendo verso le colline basse delle Crete, la Val d’Arbia, per risalire nelle giornate migliori verso l’Amiata e l’imponente Rocca di Radicofani.
Come loro, e forse insieme a loro, Ambrogio Lorenzetti le Crete le aveva osservate dalla stessa loggia prima di ritrarle nel 1338. Documentare lo spazio dominato dalla città gli aveva richiesto più di un terzo della superficie totale affrescata. Come se avesse avuto al posto degli occhi una macchina fotografica con un grandangolo in grado di catturare in una sola panoramica lo spazio che andava dalla città fino al mare, aveva adottato l’espediente di ruotare la Maremma e il mare di 90° da sud ad est pur di abbracciare lo Stato senese con uno sguardo solo e costringerlo nella parete orizzontale a sua disposizione.
Quelle di creta sono colline basse e morbide, oltre che ‘mobili’ e geologicamente delicate, e i 200 metri delle pale le dominerebbero in modo oltraggioso.
Si potrebbe continuare, ma basti che una delle caratteristiche per cui Siena è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità è il complesso delle valli verdi dentro le mura che creano un “rapporto ad infinitum della città con la campagna” (Augusto Mazzini, 2011). Le Crete offrono “un paesaggio unico con la campagna che arriva a lambire le mura di Siena” (Gianni Neri, 2025)
Siena non può perdere il suo fondale che scende e risale, e le Crete non possono perdere lo sguardo ‘in salita’, verso lo skyline inconfondibile della città e verso la torre del Mangia, la sua sentinella.