Giovanni Galeone, un allenatore d’altri tempi ma con idee calcistiche moderne
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Giovanni Galeone, un allenatore d’altri tempi ma con idee calcistiche moderne

Pur non vincendo trofei ha conquistate preziose promozioni e ha ispirato molti eredi vincenti. Allegri e Gasperini, suoi giocatori nel grande Pescara, oggi trainer di successo.

Giovanni Galeone, un allenatore d’altri tempi ma con idee calcistiche moderne
Fonte: Eurosport.it
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5 Novembre 2025 - 16.39 Culture


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di Enea Russo 

E’ stato un grande tecnico anche se non ha conquistato scudetti o coppe, Giovanni Galeone, deceduto a 84 anni nei giorni scorsi. Un allenatore con 155 panchine in Serie A, trovando sempre la sua dimensione nei club, soprattutto nella parte bassa della classifica. I suoi più grandi meriti sono stati le quattro promozioni ottenute: con il Perugia, con l’Udinese e due con il Pescara. Proprio con quest’ultima squadra Galeone ha vissuto il percorso calcistico più bello e brillante. 

L’allenatore, scomparso il 2 novembre a Udine, una delle città dove è stato più amato, appariva come il classico tecnico di un’epoca ormai passata, elegante e sempre con la sigaretta in bocca. Ma in realtà era molto più moderno, con una filosofia calcistica che privilegiava la bellezza del gioco offensivo. Il suo modulo preferito era il 4-3-3, con i terzini coinvolti sia nella fase difensiva che in quella offensiva: uno stile unico in un periodo in cui il catenaccio e la linea difensiva a cinque erano la norma. Mentre gli altri allenatori cercavano la difesa assoluta, Galeone optava per un approccio completamente antitetico, creando squadre caratterizzate dal possesso palla e da idee di gioco propositive, lontane dalla struttura tattica tradizionale del calcio italiano.

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Ma Galeone si distingueva non solo per la filosofia calcistica ma anche per la sua vita fuori dal campo. Nato a Napoli ma cresciuto a Trieste, oltre alla passione per lo sport coltivava quella per la musica e la letteratura: amante del pianoforte e delle opere francesi e appassionato di poesia e di Pier Paolo Pasolini.

Anche se decise di dedicare la sua vita al mondo del calcio, proprio a Trieste Galeone si appassionò a questo sport, influenzato dall’approccio calcistico jugoslavo. Diventato allenatore si ispirò alle idee di Johann Cruijff, da cui ha appreso lo stile del possesso palla, una delle caratteristiche che distinguevano il suo gioco offensivo rispetto a quello degli altri. 

Le idee calcistiche di Galeone restano vive nei suoi ex giocatori che hanno intrapreso la carriera da allenatore. Tra i più noti Massimiliano Allegri, attuale tecnico del Milan, e Gian Piero Gasperini, oggi alla Roma. Quest’ultimo ha vinto un’Europa League, mentre Allegri ha conquistato numerosi scudetti.

I due pupilli di Galeone si sono affrontati proprio il giorno della sua morte nella partita Milan-Roma dove fra alti e bassi a spuntarla è stata la squadra di Allegri. Quest’ultimo ha ricordato il suo legame con ex mister dai tempi del Pescara. Pur senza inseguire lo stile offensivo del suo maestro, il tecnico livornese predilige un calcio semplice fatto di difesa granitica e di vittoria attraverso le ripartenze, anche se lo stesso ha dichiarato aver appreso i principi della fase difensiva proprio da Galeone.

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L’erede più fedele al calcio di Galeone resta però Gasperini che, come ha fatto vedere all’Atalanta e adesso alla Roma, preferisce utilizzare schemi più offensivi basati sul possesso palla e sul fare gol aggredendo l’avversario direttamente nella metà campo di quest’ultimo. Evolvendo la filosofia del suo maestro, Gasperini è riuscito a trasformare l’Atalanta in una grande squadra di Serie A e a vincere un’Europa League. Allegri, pur avendo seguito una strada diversa, può invece vantare nel suo palmarès numerosi scudetti, sia con il Milan che con la Juventus.

Galeone è stato un uomo di sport e di cultura, dimostrando come quest’ultima possa influenzare anche il mondo del calcio. Ha sempre preferito la bellezza del gioco coraggioso e creativo. Anche se non ha vinto trofei, è stato una figura che ha portato innovazione e ha contribuito ad ampliare gli orizzonti del calcio italiano, mostrando come si possa essere amati anche senza sollevare coppe.

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