Tutte le novità in libreria
Top

Tutte le novità in libreria

Uno sguardo tra la geopolitica di Molinari, i dilemmi della paternità di Marone e i misteri storici che intrecciano l'Impero di Zenobia con gli attentati a Mussolini.

Tutte le novità in libreria
Preroll

redazione Modifica articolo

12 Novembre 2025 - 00.24 Culture


ATF

La scena letteraria degli ultimi giorni si arricchisce di nuove uscite che spaziano dall’analisi geopolitica all’indagine storica, dal racconto intimo alla critica d’arte, offrendo al lettore strumenti per interpretare il caos del presente e riscoprire le radici del passato.

Il giornalista e acuto osservatore geopolitico Maurizio Molinari affronta l’epoca attuale con il saggio “La scossa globale. L’effetto-Trump e l’età dell’incertezza” (Rizzoli). Partendo dall’ipotesi di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Molinari delinea un panorama internazionale in cui gli equilibri tra Washington, Mosca e Pechino sono in bilico. Attraverso mappe e grafici, il saggio analizza come eventi cruciali, dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente alla competizione tecnologica, ci abbiano condotti a un “precipizio” di incertezza. Il libro si propone come una bussola indispensabile per orientarsi in uno scenario imprevedibile, incandescente e potenzialmente traumatico per tutti.

Passando alla narrativa, Lorenzo Marone regala un ritratto ironico e tenero della famiglia contemporanea con “Ti telefono stasera” (Feltrinelli). Giò Coppola, un cinquantenne che legge previsioni meteo, si ritrova a gestire una rivoluzione personale: vivere a tempo pieno con il figlio Duccio di nove anni, dopo la partenza dell’ex moglie. Il rapporto “minimalista” tra padre e figlio si trasforma in una caotica, ma meravigliosa, avventura quotidiana, supportata da un cast di personaggi eccentrici e affettuosi, tra cui la sorella disillusa e l’amico ottimista. Marone esplora la fragilità e i slanci dell’essere padre oggi, celebrando l’imperfezione come la forma più autentica di crescita.

Leggi anche:  Dall’infanzia difficile al mito immortale: la parabola di Jimi Hendrix, genio rivoluzionario di chitarra e rock

La storia e l’investigazione letteraria si intrecciano in due opere. Lo scrittore statunitense Peter Orner recupera una vicenda sospetta del ‘900 con “La figlia del cronista mondano” (Gallucci). Pochi giorni dopo l’assassinio di JFK, la morte di una giovane attrice, figlia del celebre “Mister Chicago”, rimane inspiegata, alimentando ipotesi di complotto. Sessant’anni dopo, lo scrittore Jed tenta di far luce sul mistero che ha segnato anche la storia della sua famiglia, in un racconto che indaga sull’ambiguità delle apparenze e sul peso del non detto.

Dall’altro lato, Bruno Manfellotto in “Voglio uccidere Mussolini” (Laterza) si concentra sul lato oscuro del ventennio fascista, ricostruendo i quattro attentati reali e i cinque progetti di assassinio subiti dal Duce tra il 1925 e il 1932. Il giornalista e scrittore analizza la solitudine e le motivazioni degli attentatori, figure come il deputato socialista Tito Zaniboni o l’anarchico Gino Lucetti, e come il regime usasse la minaccia, vera o inventata dall’Ovra, per rafforzare il potere e reprimere ogni forma di dissenso.

L’antica Roma e le terre orientali ispirano Valerio Massimo Manfredi con “Zenobia. Il romanzo della regina guerriera” (Mondadori). Ambientato nel III secolo d.C., il romanzo narra l’ascesa al trono di Palmira di Zenobia, vedova del sovrano Odenato. Colta, ambiziosa e abile guerriera, Zenobia si oppone alla politica filoromana, sognando di sconfiggere l’Impero per proclamarsi imperatrice. Manfredi dipinge un ritratto appassionante di una figura femminile straordinaria, tra trame segrete, battaglie fulminee e il gioco complesso delle alleanze.

Leggi anche:  “La difficile maturità di Stefano Neri”: il doppio specchio di eros e potere nel nuovo romanzo (da prenotare)

Un balzo in avanti nel tempo lo compie invece Ian McEwan con “Quello che possiamo sapere” (Einaudi). Nel 2119, un mondo segnato dal “Grande Disastro” e dalle inondazioni, lo studioso Thomas Metcalfe è ossessionato dalla ricerca di “Corona per Vivien”, un poemetto perduto del grande poeta Francis Blundy. Il suo viaggio, una vera “caccia al tesoro stevensoniana”, non solo svelerà il destino della sublime poesia, ma anche una storia di amore, compromessi e un crimine impunito, offrendo una chiave per riscattare il presente catastrofico e immaginare un futuro in cui la speranza letteraria non è perduta.

Non manca all’appello il vicequestore più amato e burbero d’Italia: Antonio Manzini torna con “Sotto mentite spoglie” (Sellerio). Ad Aosta, in un gelido Natale, Rocco Schiavone è alle prese con una rapina in banca che si rivela un’astuta messinscena e il ritrovamento di un cadavere in un laghetto montano. L’indagine si dipana tra Big Pharma, sport e grande criminalità, costringendo il vicequestore a superare la sua malinconia (anche per il fantasma di Marina, ora assente) e a fare affidamento sugli amici di sempre e sui “cervelli” della scientifica per decifrare formule occultate e identità nascoste.

Leggi anche:  Dall’infanzia difficile al mito immortale: la parabola di Jimi Hendrix, genio rivoluzionario di chitarra e rock

Infine, l’arte incontra l’elevazione spirituale nel nuovo lavoro di Vittorio Sgarbi, “Il cielo più vicino. La montagna nell’arte” (La Nave di Teseo). Seguendo l’ispirazione di Chateaubriand, Sgarbi guida il lettore in un percorso storico-artistico che narra l’interpretazione della montagna dal Trecento ad oggi. Da Giotto a Dürer, da Turner a Segantini, l’autore mostra come la montagna sia sempre stata, per gli artisti, un simbolo di vicinanza all’eterno e allo stesso tempo un metro della fragilità umana, un racconto di “un solo pensiero: che è il pensiero di un assoluto”.

Una riflessione profonda sulla perdita e sulla rinascita arriva da Han Kang, premio Nobel per la Letteratura 2024, con “Il libro bianco” (Adelphi). Nata dall’idea di scrivere sul colore bianco, l’opera si sviluppa a partire dal ricordo della sorella maggiore, morta poche ore dopo la nascita. Il bianco, nelle sue manifestazioni (dalle fasce della neonata alla neve), diviene un simbolo di purezza e di quella parte “intatta, pulita, indistruttibile” dell’essere, che la scrittrice usa per lenire il dolore della perdita e per restituire vita alla sorella attraverso il potere curativo delle parole.

Native

Articoli correlati