La violenza di genere spiegata attraverso un dizionario

Un'analisi del 'Dizionario di genere' di Marzia Camarda svela come le parole catalogano le innumerevoli sfaccettature della violenza e riflettono le disuguaglianze, fornendo al contempo gli strumenti per un cambiamento consapevole.

La violenza di genere spiegata attraverso un dizionario
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26 Novembre 2025 - 00.16 Culture


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La violenza contro il genere femminile non è un fenomeno uniforme, ma una complessa costellazione di manifestazioni che permeano ogni sfera dell’esistenza, dalla dimensione fisica a quella linguistica e digitale. Se la disuguaglianza di genere è il nodo centrale di questa costellazione, il linguaggio è il filo che la tesse, ma anche lo strumento essenziale per navigarla. È questa la tesi di fondo che emerge in modo potente e illuminante da uno strumento innovativo: ‘Il dizionario di genere. Definizioni e relazioni per la comprensione dei fenomeni sociali legati al genere’, ideato e curato dall’editrice e imprenditrice culturale Marzia Camarda, con la prefazione di Francesca Romana Recchia Luciani.

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Sfogliare questo volume, che raccoglie ben 2417 lemmi, è un viaggio indispensabile, soprattutto in occasione di giornate dedicate alla riflessione come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il dizionario dimostra inequivocabilmente quanto sia stratificata la violenza, dedicando al termine un ventaglio impressionante di specificazioni.

Non esiste, infatti, una sola “violenza”, ma un arcipelago di interazioni drammatiche che possono avvenire tanto nello scontro fisico quanto in quello verbale o digitale. Troviamo definizioni che spaziano dalla violenza assistita a quella bidirezionale, dalla violenza carnale al ciclo della violenza. Si passa attraverso l’analisi della violenza economica e di quella domestica, per arrivare alla violenza intragenere e quella istituzionale.

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Il volume illumina persino fenomeni più sfumati come l’estetizzazione della violenza, la sua normalizzazione, o la violenza simbolica e verbale, riconoscendo che ogni termine demarca un preciso ambito in cui la disuguaglianza trova espressione.

L’obiettivo del dizionario non è solo catalogare, ma anche fornire le “parole giuste” per riconoscere e contestualizzare quei fenomeni che altrimenti percepiamo confusamente o che rimangono sommersi. Come sottolinea l’autrice, le parole sono al contempo lo specchio del mondo in cui viviamo e la chiave per comprenderlo, e in ultima analisi, per cambiarlo.

Il volume ci costringe a confrontarci con una linea temporale linguistica che rivela un’evoluzione, o in certi casi, una mancata evoluzione. Se, da un lato, le vecchie generazioni usavano espressioni paternalistiche come ‘maggiorate’ o ‘malmaritate’, dall’altro, un tempo la ‘maestrina’ era un’etichetta associata a una delle poche professioni femminili in ascesa, mentre oggi può trasformarsi in un insulto sessista.

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La parola ‘guida’, nel frattempo, ci ricorda che in molte parti del mondo la libertà di condurre un mezzo di trasporto è ancora negata alle donne, un’assenza che è essa stessa una forma di controllo e violenza simbolica. Persino concetti come la ‘guerra dei sessi’ vengono smontati come una “visione semplificata e stereotipata della natura e della complessità umana”. Il dizionario non si ferma all’antico, ma proietta la sua lente critica sul presente e sulle minacce del futuro. Pratiche come la ‘sextortion’ – l’estorsione ottenuta con la minaccia di diffondere immagini intime, vere o alterate tramite deepfake – sono affrontate con urgenza. Questi pericoli moderni sono inestricabilmente legati alla diffusione dei social media e all’avanzata dell’intelligenza artificiale.

Un lemma cruciale a riguardo è proprio quello relativo all’IA: il volume denuncia come gli algoritmi siano spesso misogini o sessisti. Questo non è un difetto tecnico, ma il risultato diretto del materiale su cui sono addestrati: vasti dataset prodotti in larga parte da una prospettiva storicamente dominante, maschile e occidentale. L’IA, dunque, non è neutrale, ma rischia di replicare e amplificare i pregiudizi che il dizionario si propone di smantellare.

Il ‘Dizionario di genere’ è più di un semplice compendio di definizioni; è una bussola etica e linguistica, un invito a una consapevolezza che riconosca l’onnipresenza del genere nelle nostre vite. Leggerlo, consultarlo e regalarlo è un passo concreto verso l’utopia di un mondo libero dalla violenza. Perché se i dizionari sono la rappresentazione di una realtà, usarne uno che nomina le disuguaglianze in modo preciso è il primo atto per riscrivere quella realtà.

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