Provata l’esistenza di stelle molto massicce nel primo universo

Un'importante scoperta astronomica ha portato alla luce una nuova stella situata ai margini della Via Lattea, fornendo la prova più evidente dell'esistenza di stelle estremamente massicce nel primo universo

Provata l’esistenza di stelle molto massicce nel primo universo
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9 Giugno 2023 - 10.45


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Un’importante scoperta astronomica ha portato alla luce una nuova stella situata ai margini della Via Lattea, fornendo la prova più evidente dell’esistenza di stelle estremamente massicce nel primo universo. La peculiarità di questa stella, chiamata Lamost J1010+2358, risiede nella sua composizione chimica del tutto inedita, che rappresenta una chiara firma delle stelle primordiali di massa considerevole.

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Le simulazioni ci hanno permesso di conoscere l’Alba Cosmica, il periodo immediatamente successivo al Big Bang, in cui l’Universo era illuminato dalle stelle più massicce mai esistite. Queste stelle avevano una massa stimata centinaia di volte superiore a quella del Sole. Durante l’era pre-galattica, le prime stelle con masse comprese tra 140 e 260 volte quella solare erano così massicce da esplodere completamente dopo una breve vita, in un modo molto diverso dalle supernove osservate nelle stelle di seconda generazione, meno massicce e più longeve.

Il gas rilasciato dalle esplosioni straordinarie delle prime stelle massicce avrebbe una firma chimica molto diversa da quella prodotta dalle supernove ordinarie più recenti. Tuttavia, questo gas è stato assimilato dalle stelle di seconda generazione, cancellando così ogni traccia residuale delle prime stelle massicce.

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Un team di astronomi ha ora individuato l’impronta chimica di una stella di prima generazione in Lamost J1010+2358, una nuova stella povera di metalli trovata nell’alone galattico della Via Lattea, con una composizione chimica mai osservata prima.

Questa stella si trova a 3000 anni luce di distanza, nella costellazione del Leone, ed è leggermente meno massiccia del Sole. La sua scoperta è stata possibile grazie all’impiego del telescopio cinese Lamost per identificare le stelle più antiche della nostra galassia, e al telescopio giapponese Subaru per determinarne la composizione chimica.

I risultati di questa ricerca, pubblicati su Nature, sono emersi dall’analisi spettroscopica ad alta risoluzione di J1010+2358. Sono stati rilevati dieci elementi chimici, ma ciò che ha attirato particolarmente l’attenzione è la presenza estremamente bassa di sodio e cobalto in questa stella. La quantità di sodio è risultata oltre 100 volte inferiore rispetto al Sole.

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Inoltre, la nuova stella presenta una differenza significativa tra gli elementi chimici con carica pari e quelli con carica dispari. Questa particolare discrepanza insieme alla carenza di sodio rappresentano la traccia più chiara finora trovata delle stelle primordiali molto massicce.

Gli astronomi coinvolti nello studio, provenienti dall’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone (Naoj), dall’Osservatorio Astronomico Nazionale della Cina (Naoc) e da altri istituti, ritengono che questa scoperta sia di grande importanza, poiché fino a questo momento non sono state trovate prove di supernove provenienti da stelle così massicce nelle stelle povere di metalli. Zhao Gang, coautore dello studio e leader del team di ricerca, afferma: “Questa scoperta fornisce un’importante conferma dell’esistenza delle stelle massicce di prima generazione e getta nuova luce sulla comprensione dell’evoluzione delle galassie”.

L’identificazione di Lamost J1010+2358 rappresenta un passo avanti significativo nel campo dell’astrofisica, poiché apre la strada a ulteriori indagini sulle caratteristiche e l’evoluzione delle stelle primordiali. L’utilizzo di strumenti sofisticati come il telescopio Lamost e il telescopio Subaru ha consentito agli astronomi di analizzare in dettaglio la composizione chimica di questa stella remota, offrendo preziose informazioni sulle fasi iniziali dell’Universo.

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Il prossimo passo per gli scienziati sarà quello di esaminare altre stelle nell’alone galattico della Via Lattea e in altre galassie per cercare ulteriori evidenze delle stelle massicce di prima generazione. Questo contribuirà a migliorare la nostra comprensione dell’evoluzione delle galassie nel corso dell’Universo e a gettare luce sulle origini delle stelle che vediamo oggi.

In conclusione, la scoperta di Lamost J1010+2358, con la sua composizione chimica unica e la sua origine come stella di prima generazione, offre un’importante conferma dell’esistenza delle stelle estremamente massicce nei primi stadi dell’Universo. Questa scoperta apre nuove prospettive per la ricerca astrofisica e spinge gli astronomi a continuare a esplorare il cielo alla ricerca di ulteriori indizi sulle origini e l’evoluzione delle stelle e delle galassie.

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