Bernardeschi a tutto tondo: "La Mls non conta? Mi telefonano anche i grandi campioni per venire..."

Llex calciatore della Juventus racconta la sua nuova vita sportiva a Toronto e con la Major League Soccer

Bernardeschi a tutto tondo: "La Mls non conta? Mi telefonano anche i grandi campioni per venire..."
Federico Bernardeschi
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5 Agosto 2022 - 19.15


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di Antonello Sette

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Bernardeschi come è stato l’impatto con Toronto e con la Major League Soccer?

“Fantastico. Al di sopra di ogni umana previsione – ha detto in una intervista al Foglio – Sono stato accolto e presentato come una star. I tifosi cantavano il mio nome. Io sono andato a suonare i tamburi in mezzo a loro. Un clima incredibile. Qui c’è un entusiasmo, che in Europa neppure immaginano. Sono rimasto sbalordito anch’io. Ogni sabato stadi pieni, canti e cori durante tutta la partita, strutture pazzesche. Venite, se non ci credete. E’ veramente gratificante”.

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Come la chiamano i suoi nuovi tifosi?

“Mi chiamano Federico. Il mio cognome è troppo complicato da pronunciare in inglese. Federico lo gridano bene. Lo ha gridato uno stadio intero”. Il distacco dalla Juventus e dal campionato italiano è stato doloroso? “Durante la mia permanenza abbiamo vinto tantissimo. Ringrazierò sempre la Juventus e la famiglia bianconera. Mi sono sempre sentito a casa mia.Il distacco è stato un cambiamento di prospettive e di vita, di cui evidentemente ho avvertito il bisogno. E poi c’è la televisione. Seguirò da qui il campionato italiano e farò un tifo sfegatato per la mia Juventus”.

Quali sono le differenze, che ha percepito, sin da subito, con il calcio, da cui si era appena separato?

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“Sul campo c’è la stessa intensità. Sono indietro con la tattica, in cui noi italiani siamo maestri. Quanto all’organizzazione, il Toronto FC non è, mi creda, secondo a nessuno. Siamo seguiti e assistiti in tutto, 24 ore su 24. Le faccio due nomi: Tanja e Paola, due donne fantastiche, che sono a nostra disposizione per qualsiasi evenienza. Non fraintenda. Ci va più d’accordo mia moglie di me…”.

Dei tifosi canadesi che cosa mi dice?

“Qui si va alla partita pensando di andare a una festa. A una grande kermesse popolare, che si ripete ogni settimana”.

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Si sente ancora con i suoi ex compagni, in particolare con Chiellini, l’unico delle new entry italiane della MLS che non ha scelto Toronto, ma Los Angeles?

“Giorgione è il mio fratellone. Sono molto legato a lui, come a Leo Bonucci e a Mattia Perin. Ci telefoniamo spesso. Giorgio mi parla sempre delle sue bambine”. 

In molti hanno criticato la sua scelta? Sono arrivati a scrivere sui social che quello canadese è il campionato al suo livello…

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“L’invidia è una brutta bestia nello sport, come nella vita. L’unica cosa che mi viene da dirle è che chi mi attacca vorrebbe molto probabilmente stare qui con me. E peraltro non solo chi mi attacca”.

Si spieghi meglio…

”Lei non può neppure immaginare quanti miei colleghi di serie A mi hanno telefonato perché vogliono venire a giocare qui. E parlo anche di calciatori di primissima fascia”.

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Si sente più amato, invidiato o incompreso?

“Amato e invidiato sicuramente sì. Incompreso? Mi basta comprendermi da solo per stare sereno”.

Torniamo alla sua carriera italiana? Quale è stato l’allenatore a cui deve di più?

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“Me ne vengono in mente due: Paulo Sousa alla Fiorentina e Massimiliano Allegri alla Juventus”.

E quello che non vorrebbe riavere?

“Vorrei riaverli tutti”.

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Compreso Andrea Pirlo?

“Sui miei presunti dissidi con Pirlo hanno costruito una leggenda metropolitana, ma non è vero niente. Sono stato frainteso. Con Andrea ho tuttora un bellissimo rapporto”.

L’ultimo in ordine di tempo è stato Dusan Vlahovic. Prima c’erano stati due Federico: lei e Chiesa. E prima ancora Roberto Baggio. Quanto è difficile giocare nella Juventus, dopo essere stati gli idoli della curva Fiesole?

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“Emotivamente è complicato, ma la cosa più difficile è andare a giocare in una squadra come la Juventus, perché, quando arrivi un top club, cambia veramente tutto”.

Chi vincerà il prossimo campionato di serie A?

“La Juventus naturalmente”.

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Quale è il giocatore emergente che le piace di più?

“Nicolò Fagioli della Juventus”.

E quello in cui lei si rivede?

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“Per la verità ancora in nessuno”.

Lei ha scritto sul suo profilo Instagram “non dubitare mai del tuo istinto”. E’ l’istinto che l’ha portato dall’altra parte del mondo?

“L’istinto è stato, come sempre, importante”.

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Che cosa cerca Federico Bernardeschi a Toronto, al di là dei tanti soldi che guadagnerà?

“E’ un percorso professionale e di vita che mi affascina enormemente. Spero di lasciare un segno tangibile e di vincere tanto anche qui”.

E’ d’accordo con il suo procuratore Andrea D’amico, quando dice che il futuro del calcio è la MLS?

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“Penso che la potenzialità della MLS sia enorme. Può arrivare a superare tutti i campionati europei, ma bisogna aspettare ancora qualche anno. Poi, lei lo sa meglio di me, se l’America decide che il calcio deve arrivare al livello massimo, a quel livello, ci si arriverà. Magari, prima di quando verrebbe da pensare.

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