Heysel: dopo 40 anni ricordare è ancora un dovere
Top

Heysel: dopo 40 anni ricordare è ancora un dovere

Un anniversario che invita a rievocare con rispetto, per fare in modo che certi episodi non si ripetano più

Heysel: dopo 40 anni ricordare è ancora un dovere
Preroll

redazione Modifica articolo

29 Maggio 2025 - 20.11 Culture


ATF

di Francesco Frati

Doveva essere una meravigliosa serata di sport quella del 29 Maggio 1985, sul palcoscenico più importante del calcio europeo. Invece si è trasformata in una tragedia il cui ricordo è ancora ben presente in tutti noi. La finale di 40 anni fa della Coppa dei Campioni, all’epoca così denominata, resta una ferita ancora sanguinante soprattutto per le famiglie delle persone venute a mancare a causa degli incidenti avvenuti prima della partita.

Vista la presenza nell’ultimo atto della squadra inglese del Liverpool, per l’occasione avversaria della Juventus, allo stadio erano ovviamente arrivati gli hooligan, il pericoloso gruppo di tifo organizzato inglese noto per l’essere violento. Un’ora prima della partita gli hooligan decisero di sfondare la rete che lo separava da un settore dello stadio in cui la maggioranza erano tifosi bianconeri che, non essendo un gruppo organizzato ma semplici spettatori, intimiditi e preoccupati iniziarono ad indietreggiare.

Non ci fu un immediato intervento delle forze dell’ordine e la conseguenza fu che i tifosi italiano finirono per essere schiacciati gli uni con gli altri al punto tale che qualcuno arrivò addirittura a lanciarsi nel vuoto per cercare di fuggire. Altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore di stadio adiacente, ferendosi con le recinzioni. Una tragedia, con il bollettino che parla di circa 600 feriti, alcuni piuttosto gravi, e 39 morti.

La partita, nonostante ci fossero tutte le condizioni per il rinvio, si giocò lo stesso. La macchina dello sport-spettacolo non volle fermarsi giustificando la decisione con il fatto che il rinvio della gara avrebbe potuto creare tensioni maggiori e aumentare i numeri delle vittime. Il calcio d’inizio fu posticipato di più di un’ora, la gara fu vinta dalla Juventus per 1-0, che così vinse la sua prima Coppa dei Campioni con un rigore di Platinì, in un clima d’angoscia. “Non si può parlare di sport davanti a tutto questo…” disse lo sconvolto Bruno Pizzul in telecronaca diretta dallo stadio di Bruxelles. 

Il risultato sportivo passò completamente in secondo piano e fu aspramente criticata l’organizzazione rea di non aver disposto un numero adeguato di agenti. Si aprirono processi per identificare i responsabili, ci furono sanzioni nei confronti del Liverpool, si inasprirono i controlli all’ingresso dello stadio e vennero introdotte le telecamere a circuito chiuso per identificare chiunque da quel momento si rendesse protagonista di gesti di violenza. Piano piano gli hooligan sono stati allontanati dagli stadi inglesi e dalle trasferte europee.

Ma è stato importante ricordare. Ricordare per non ripetere una delle pagine più nere della storia del calcio e ricordare le vittime, cosa che la Juventus fa ogni stagione sportiva all’ultima partita casalinga con cori e striscioni commemorativi. L’intento è quello di condividere con tutti i tifosi, ma soprattutto ai più giovani, il lutto e il rispetto per le vittime di quel 29 maggio di 40 anni fa, ricordando anche che il calcio è uno sport e non una guerra.

Native

Articoli correlati