Durante la partita di qualificazione ai Mondiali 2026 tra Israele e Italia, a Debrecen, un gruppo di tifosi italiani legati ai gruppi di estrema destra anti-sionisti mentre risuonava l’inno israeliano ha voltato le spalle al campo, mostrando cartelli con la scritta “Stop”, evidente richiamo alla richiesta di fermare la guerra a Gaza.
Il gesto non va interpretato solo come una posizione pacifista: rientra infatti nelle posizioni di quella parte del neofascismo italiano storicamente ostile a Israele, che unisce retorica anti-sionista e antisemitismo.
Nel corso del primo tempo, dagli spalti sono partiti anche cori e insulti contro Ilaria Salis, l’attivista antifascista recentemente eletta al Parlamento europeo con Alleanza Verdi e Sinistra. Salis era stata recentemente incarcerata e posta ai domiciliari in Ungheria con l’accusa di aver partecipato a un’aggressione contro militanti dell’estrema destra ungherese.
Il paradosso è che proprio in Ungheria, patria del leader ultraconservatore Viktor Orbán, questi tifosi abbiano scelto di prendere di mira una figura simbolo dell’antifascismo italiano e ordiata dalla destra ungherese, dimostrando come le alleanze ideologiche e le ostilità della galassia neofascista attraversino confini nazionali.
L’Italia ospiterà Israele il 14 ottobre a Udine, ma il consiglio comunale non ha voluto concedere il patrocinio all’evento. Nello stesso giorno è prevista in città una manifestazione pro-Palestina. Sullo sfondo resta la posizione del governo italiano, schierato con Israele pur avendo sospeso le forniture di armi dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che costò la vita a quasi 1.200 persone e portò alla presa di 251 ostaggi.
Ma in questo caso non si tratta di estrema destra ma, al contrario, sono le proteste del mondo pacifista che chiedere il rispetto del diritto imternazionale.