L'Uefa verso la sospensione di Israele dalle competizioni calcistiche europee

La decisione, paragonabile al bando imposto alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, è alimentata da proteste crescenti, dalla dichiarazione di genocidio a Gaza da parte di una commissione Onu e dagli appelli di esperti delle Nazioni Unite.

L'Uefa verso la sospensione di Israele dalle competizioni calcistiche europee
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25 Settembre 2025 - 16.58


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L’Uefa si trova di fronte a una decisione cruciale: sospendere Israele dalle competizioni calcistiche europee. Un comitato esecutivo d’emergenza, previsto per la prossima settimana, voterà sulla misura, con fonti interne che indicano un’ampia maggioranza favorevole tra i membri e le federazioni.

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La decisione, paragonabile al bando imposto alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, è alimentata da proteste crescenti, dalla dichiarazione di genocidio a Gaza da parte di una commissione Onu e dagli appelli di esperti delle Nazioni Unite.


Il contesto delle proteste e le partite coinvolte
La tensione è esplosa durante le recenti partite europee. Mercoledì, i tifosi del Paok hanno manifestato prima dell’incontro di Europa League contro il Maccabi Tel Aviv a Salonicco, sventolando bandiere palestinesi e un banner con la scritta: “Your pitch, your choice, boycott Israel”.

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L’unica squadra israeliana ancora in gara, il Maccabi Tel Aviv, è attesa alla sfida contro l’Aston Villa il 6 novembre, ma l’atmosfera rimane incandescente dopo le proteste in Grecia.

L’Uefa ha già risposto con un gesto simbolico: alla finale di Supercoppa di agosto tra Paris Saint-Germain e Tottenham Hotspur, è stato esposto un banner con il messaggio “Stop killing children, stop killing civilians”.

Anche le qualificazioni ai Mondiali sono sotto pressione. Israele occupa il terzo posto nel Girone I, dietro Norvegia e Italia, ma la partita contro la Norvegia dell’11 ottobre a Oslo è a rischio.

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La presidente della Federcalcio norvegese, Lise Klaveness, ha dichiarato: «Né noi né altre organizzazioni possiamo rimanere indifferenti alla sofferenza umanitaria e agli attacchi sproporzionati subiti dalla popolazione civile di Gaza da troppo tempo».


L’appello Onu e le condanne internazionali
Una commissione di inchiesta Onu ha concluso che Israele sta commettendo genocidio a Gaza, spingendo un panel di esperti delle Nazioni Unite a esortare Fifa e Uefa a sospendere la nazionale israeliana.

L’Ufficio Onu per i Diritti Umani ha affermato: «Lo sport deve rifiutare l’idea che sia business as usual», sottolineando che le squadre nazionali di stati accusati di gravi violazioni dei diritti umani “possono e devono essere sospese, come è accaduto in passato”.

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Gli esperti hanno aggiunto: «Gli organismi sportivi non devono chiudere gli occhi di fronte a gravi violazioni, specialmente quando le loro piattaforme vengono usate per normalizzare ingiustizie. Siamo chiari: il boicottaggio deve riguardare lo Stato di Israele e non i singoli giocatori».

La Federazione Palestinese di Calcio chiede la sospensione da due anni, ma solo ora la questione è arrivata a un voto.


Implicazioni per Israele e le competizioni future
Israele è membro Uefa dal 1994, ma un eventuale bando lo escluderebbe dalle qualificazioni ai Mondiali 2026, organizzate sotto l’ombrello Uefa.

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Norvegia e Italia spingono per la sospensione e potrebbero rifiutarsi di giocare contro Israele, sul modello dell’Inghilterra con la Russia nel 2022.


Un precedente per lo sport e i diritti umani
Il parallelo con la Russia è inevitabile: esclusa dai playoff Mondiali 2022 e dagli Europei dopo l’invasione dell’Ucraina.

Anche in altri sport cresce la pressione: lo sponsor della squadra ciclistica Israel-Premier Tech ha annunciato che “la situazione attuale riguardo al nome della squadra non è più sostenibile”, aprendo a un rebranding che escluda il riferimento a Israele.

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Mentre il voto Uefa si avvicina, il calcio si trova ancora una volta al crocevia tra sport e politica. Le proteste, come quelle fuori dallo stadio Ullevaal di Oslo la scorsa settimana, mostrano come il campo da gioco sia diventato un’arena per denunciare la crisi umanitaria a Gaza.

Se approvata, la sospensione ridefinirebbe il ruolo dello sport nel condannare le violazioni dei diritti umani, sollevando però interrogativi su equità e neutralità. Per ora, i riflettori restano puntati sul Maccabi Tel Aviv e sulla nazionale israeliana, intrappolati in un turbine di geopolitica e passione calcistica.

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