Dalle urne esce I'Irlanda del Nord: il 26 marzo 2026 un nuovo capitolo di una storia antica

Un ricordo sportivo torna immediatamente alla mente: 1958, l’anno nero in cui gli Azzurri mancarono la qualificazione ai Mondiali proprio a causa dei nordirlandesi. In caso di vittoria ci attende la finale con Galles o Bosnia Erzegovina il 31 marzo 2026

Dalle urne esce I'Irlanda del Nord: il 26 marzo 2026 un nuovo capitolo di una storia antica
Marco Materassi mentre estrae dall'urna l'Italia
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Marcello Cecconi Modifica articolo

20 Novembre 2025 - 13.58 Culture


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Evitati i recenti fantasmi di Macedonia del Nord e Svezia, il sorteggio ha riservato all’Italia un avversario dal fascino rude e antico: l’Irlanda del Nord. Sarà una “semifinale secca” da disputare in casa il 26 marzo prossimo, che ci potrebbe garantire l’ultimo passaggio prima di avere il pass definitivo: la “finale secca” del 31 marzo con la vincente tra Galles o Bosnia Erzegovina in esterno. I nordirlandesi sono nazionale che evoca atmosfere britanniche d’altri tempi, campi difficili, partite ostinate e un calcio fatto di intensità, sacrificio e identità. Per gli Azzurri non sarà una scampagnata perché ci sarà bisogno di competenza calcistica ma anche spirito di battaglia.

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L’Irlanda del Nord arriva agli spareggi dopo un percorso costruito su solidità difensiva, un collettivo estremamente compatto e un pragmatismo che è quasi una tradizione nazionale. Nonostante le difficoltà a livello di profondità tecnica rispetto ad altre europee, i nordirlandesi hanno saputo sfruttare al meglio i loro punti di forza: struttura, ordine, gioco diretto e capacità di soffrire.

Il gruppo si è rigenerato negli ultimi anni, con l’inserimento di giovani provenienti dai vivai britannici e da squadre minori, ma molto organizzate e della Scottish Premiership. Una squadra senza stelle, ma con un’anima ben riconoscibile. Nei playoff, squadre così diventano sempre pericolose: poche aspettative, zero timori reverenziali e massima concentrazione.

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L’Irlanda del Nord ha un passato Mondiale molto più ricco di quanto si possa pensare. Negli anni ’50 arrivò addirittura ai quarti di finale di una Coppa del Mondo ed è una delle nazionali delle imprese inattese, delle sorprendenti campagne di qualificazione, delle partite piene di cuore. Non ha mai avuto un bacino enorme da cui attingere talenti, ma ha spesso compensato attraverso disciplina e appartenenza. Nel calcio britannico, l’Irlanda del Nord rappresenta forse la versione più “romantica”: meno mezzi rispetto a Inghilterra, Scozia o Galles, ma una capacità unica di esaltarsi nelle notti che contano.

Quando agli italiani viene nominata l’Irlanda del Nord, un ricordo sportivo torna immediatamente alla mente: 1958, l’anno nero in cui l’Italia mancò la qualificazione ai Mondiali proprio a causa dei nordirlandesi. Una ferita storica, più lontana del tempo rispetto a quelle di Svezia e Macedonia del Nord,  e spesso raccontata nei libri e nei documentari, quando un pareggio mancato e una sconfitta amara sancirono una delle eliminazioni più incredibili della storia azzurra.

Anche più recentemente, le sfide contro l’Irlanda del Nord hanno creato tensioni tattiche e difficoltà inaspettate: partite dure, irregolari, sempre complicate, spesso giocate in campi e atmosfere che rendono ogni pallone una guerra di nervi. Non è una rivale storica nel senso tradizionale, ma è una nazionale che ha spesso saputo complicare la vita all’Italia. Tornare al Mondiale, oltretutto negli Stati Uniti, avrebbe un valore enorme per la nazionale nordirlandese. Sarebbe una nuova pagina di un movimento calcistico che vive di orgoglio e identità, un risultato che potrebbe rilanciare tutto il settore.

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E allora quali sono i pericoli di questo sorteggio?  La fisicità e intensività classiche dell’identità britannica che si esalta nello scontro fisico. Duelli, pressing, palloni alti, seconde palle: ritmi difficili da domare. I nordirlandesi non crederanno al momento difficile degli Azzurri e si chiuderanno con disciplina, aspettando l’episodio giusto, obbligando gli Azzurri a rimanere lucidi per 90 o 120 minuti. Infine, c’è la pressione psicologica. Per l’Italia è vietato fallire: due Mondiali mancati e un playoff da vincere per forza. L’Irlanda del Nord, invece, ha tutto da guadagnare.

Gli Azzurri partono favoriti, certo, ma nei playoff la logica spesso è un accessorio. Guadagniamoci questa finale in casa nostra per andare poi in Galles o in Bosnia Erzegovina per conquistare il Mondiale 2026. Scacciamo i fantasmi di un passato che ritorna ogni volta che dobbiamo ripartire dalla “maledetta” urna dei play off.

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