Gesù nacque clandestino: quello che difendono le destre è solo il Carnevale delle radici consumiste non il Natale

Furono solo dei poveri pastori a dare il benvenuto a quel bimbo. Per lui non ci furono né cerimonie né libagioni, solo il calore di quei periferici pastori

Gesù nacque clandestino:  quello che difendono le destre è solo il Carnevale delle radici consumiste non il Natale
Giorgia Meloni
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

13 Dicembre 2021 - 16.30


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Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro dell’élite che ci vuole togliere il Carnevale. E’ questo che agita i sonni delle destre liberiste europee, legatissime al Carnevale, prova vivente delle nostre radici consumiste. Il Carnevale a cui queste destre non sono assolutamente disposte a rinunciare è fatto ovviamente di dolciumi, come è da sempre per questo decisivo rito, di cappuccetti rossi che si mettono sul cappotto di cachmere o nelle pubblicità sui bikini (un po’ di sesso ci vuole sempre), di coccarde con cui abbellire i pacchetti che si consegnano agli amici e ovviamente di abbuffate. Le radici europee per loro sono qui e chi pensasse di toccarlo deve sapere che farà i conti con loro.

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Io mi permetto di proporre a tutti i progressisti, credenti e non credenti, di immaginare un’altra festa, da collocare in questo stesso periodo dell’anno e su quella proporre l’edificazione di un’altra Europa. Dovrebbe essere una festa che ricorda un evento lontano e dimenticato quasi da tutti. Questo evento soprattutto oggi è molto emblematico di ciò che l’Europa non è ma che dovrebbe e potrebbe diventare. In una stalla, tanti anni fa, nasceva un bambino, che i genitori fecero scaldare dal freddo pungente dagli animali che in quella stalla usualmente dimoravano. Furono solo dei poveri pastori a dare il benvenuto a quel bimbo. Per lui non ci furono né cerimonie né libagioni, solo il calore di quei periferici pastori. Passò poco quando,  cercati dalle autorità di polizia dovettero fuggire. Clandestini. Il neonato e i suoi genitori erano ricercati, attraversarono i confini, e si misero in salvo. Non è più o meno quello di cui si parla ogni giorno a Lampedusa, a Lesbo, nei boschi bielorussi, a Calais? 

A differenza di quanto accade con il Carnevale non c’è nulla di sdolcinato in questa festa, è una festa difficile da digerire per i benpensanti che amano Frontex, quelli che discutono di procedure identificative nei boschi gelati, accanto al filo spinato, per accogliere o più probabilmente respingere degli esseri umani in cerca di riparo da polizie feroci come quella che inseguiva questa famiglia di cui parliamo? 

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Certo, la presa, la popolarità di questo festeggiamento sarebbe minore, ma se vogliamo che l’Europa abbia nella sua carta d’identità questi valori (riassumiamoli così, “libertà, eguaglianza, fraternità) non penso che avremmo altra strada. Altrimenti dovremmo rassegnarci all’idea che prevalga una destra liberista come il Carnevale, nel quale ogni scherzo vale, ogni consumo va bene, ogni spreco è bello. 

Al centro di tutto ovviamente dovrebbe essere proprio lui, il bambino, perché è lui la vittima più scandalosa. Frontex lo potrebbe cercare perché essendo nato in Europa potrebbe rivendicare, prima o poi, addirittura la nostra cittadinanza. Ma se siamo liberi, uguali e fraterni, perché non dovrebbe divenire un nostro concittadino? Non è nato qui? E chi ha diritto ad essere cittadino se non chi nasce in un posto? E che reato può aver fatto per essere respinto? 

So bene che questa proposta è una proposta controcorrente, che alcuni leader progressisti avranno paura di perdere voti invece che di trovarne. Loro penseranno che promuovendo pasticcerie “progressiste”, con torte ricoperte di marmellata rossa scarlatta, si potrà ottenere di più. Ma le feste servono a dimostrare in cosa si crede. A me sembra che questa festa, questa visione dell’Europa, ci salverebbe dal naufragio della nostra civiltà: davanti a tutte queste zattere che affondano nel nostro Mediterraneo i naufraghi siamo noi, non loro.     

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