La Russia guarda a Francesco e la Tass forza le parole del Papa sullo scontro tra chiese ortodosse

La Tassa ha detto che Papa Francesco sarebbe pronto a diventare un intermediario per consentire ai due patriarcati ortodossi russo e ucraino di fare pace. Ma è una forzatura

La Russia guarda a Francesco e la Tass forza le parole del Papa sullo scontro tra chiese ortodosse
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

30 Marzo 2023 - 12.38


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L’agenzia di stampa russa Tass dà l’impressione di voler un po’ forzare sulle intenzioni di Francesco e questo, se così fosse, sarebbe molto interessante. Sarebbe importante perché non le tralascia, e pur -dando un senso che forse va al di là del detto- le apprezza. 

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Un po’ maltrattato dal Cremlino come possibile mediatore, Francesco forse lo potrebbe essere anche agli occhi del Cremlino, e questo potrebbe essere il senso del grande risalto dato dall’agenzia russa ad un’amicale conversazione tra il papa e il presidente dell’Unione mondiale dei vecchi credenti, Leonid Sevastyanov. 

Oggetto dell’attenzione tra i due sarebbe stato il delicatissimo e scabroso fatto ucraino del possibile sfratto dei monaci fedeli al patriarcato di Mosca dal monastero di Kiev-Pechersk Lavra. Il papa, secondo quanto riferito da Sevastyanov, si sarebbe detto “pronto a diventare un intermediario per consentire ai due patriarcati ortodossi (quello di Mosche quello di Kiev) di discutere tutte le questioni personali”. Leggendo a me non sembra una proposta di mediazione , come ipotizza la Tass, tra i due patriarcati, che sarebbe cosa molto delicata e ritengo irrituale, ma di un evidente auspicio che le porte rimangano aperte tra le Chiese anche (se non soprattutto) nei momenti difficili. 

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Ma non è capire quel che non possiamo sapere, cioè cosa si siano esattamente detti il papa e Sevastyanov, o cosa intendessero dire, visto che le parole virgolettate e riprese giustamente da Globalist mi sembra che indichino più che una mediazione tra due Chiese un’intenzione di apertura verso il dialogo certamente rappresentabile a tutte le parti: piuttosto interessa cosa dimostri l’attenzione, magari un po’ piegata alla propria parte, di un atteggiamento riconoscibile come onesto, fraterno, aperto. 

Se dovessi tradurre quanto riferito dalla Tass lo leggerei così: un conto è proporsi, un altro auspicare apertura. Per cui se due non si parlano ma parlassero entrambi con me, io potrei incoraggiarli a tornare a parlarsi; questo mi sembra il senso delle parole citate. Solo il confronto risolve le dispute. 

La mia impressione non è che Sevastyanov abbia forzato il pensiero del papa, ma che alla Tass possa aver esteso il concetto. Ma anche in questo, oltre a un po’ di intenzione partigiana, può esserci, come dicevo, il riconoscimento di una autorità morale globale. Il soft power del Vaticano e del papa della misericordia. 

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