Guerra a Gaza, i pacifisti italiani tornano in piazza: è una bella notizia
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Guerra a Gaza, i pacifisti italiani tornano in piazza: è una bella notizia

Sono già state numerose (e tante ancora sono in previsione) le iniziative promosse in tutta Italia a sostegno di percorsi di Pace per la Palestina e Israele.

Guerra a Gaza, i pacifisti italiani tornano in piazza: è una bella notizia
Profughi palestinesi
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

20 Ottobre 2023 - 18.23


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Ne dà conto in un comunicato Rete italiana pace e disarmo (Ripd): .Sono già state numerose (e tante ancora sono in previsione) le iniziative promosse in tutta Italia a sostegno di percorsi di Pace per la Palestina e Israele. Presidi, fiaccolate, momenti di silenzio, azioni di solidarietà sono avvenute nei giorni scorsi (tra le altre) a Bologna, Brescia, Milano, Modena e da oggi ai prossimi giorni si svolgeranno a Reggio Emilia, Massa, Ferrara, Verona, Piacenza, La Spezia, Firenze.

Tutte convocate sui contenuti e le prospettive del documento “Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la Pace”, promosso dalla Coalizione “Assisi Pace Giusta” che sta raccogliendo numerose adesioni. Le prossime iniziative in programma serviranno dunque a rafforzare le richieste della società civile italiana: la pressione sul Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite chiedendo intervento per attivare un cessate il fuoco, fermare le violenze e garantire aiuto umanitario (oltre alla convocazione Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese applicando la formula dei “due Stati per i due Popoli) e lo stimolo a realtà sia palestinesi sia israeliane ad attivarsi congiuntamente per rendere evidente la loro contrarietà rispetto a chi agisce con violenza contro la Pace.


Per rafforzare questo percorso anche Rete Italiana Pace Disarmo e la coalizione “Assisi Pace Giusta” daranno il proprio contributo alla iniziativa per il rispetto dei diritti umani, la protezione dei civili e lo stop alla violenza in Palestina e Israele che verrà presentata il prossimo mercoledì 25 ottobre dall’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) e da Amnesty International Italia. In questi giorni di continuo insopportabile orrore, Amnesty International Italia ha deciso di lanciare insieme ad AOI e a tante altre realtà della società civile un appello alle istituzioni italiane per chiedere di rimettere al centro dell’azione politica il rispetto dei diritti umani e della vita delle persone. Al fine di rilanciare i contenuti di questo appello verranno organizzate in tutta Italia per il pomeriggio di venerdì 27 ottobre manifestazioni silenziose in cui poter ribadire tutta l’urgenza di attivare percorsi di nonviolenza e pacificazione per i popoli israeliano e palestinese. Iniziative cui si aggiunge la proposta di giornata di digiuno e preghiera per lo stesso 27 ottobre indetta da Papa Francesco, nell’anniversario dell’Incontro interreligioso del 1986 di Assisi. 


In ciascuna delle iniziative di questi giorni porteremo solo i colori della bandiera della Pace, come simbolo dello sforzo collettivo di pacificazione su cui far convergere il contributo di tutti. La società civile italiana condanna ogni atrocità, ogni forma di violenza, terrorismo e guerra, chiedendo con forza che si cessino le ostilità e si rispetti il diritto internazionale. Occorre rimettere al centro la mediazione e il dialogo: stiamo anche questa volta dalla parte delle vittime perché sono loro il punto di partenza per superare la spirale di morte che si sta vivendo in Israele e Palestina.

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Come segno tangibile invitiamo persone ed organizzazioni a sostenere la raccolta fondi promossa da AOI per sostenere le organizzazioni umanitarie operanti nella Striscia di Gaza. I contributi raccolti (con donazioni all’IBAN IT49F0501803200000011170008) saranno destinati all’approvvigionamento di beni di prima necessità.

L’Arci in campo

“Stringere in una morsa una città già assediata da anni. Bombardare persone senza vie di fuga. Tagliare acqua, luce, gasolio, cibo.

Obbligare all’evacuazione una popolazione intera. Sapere che gli invalidi e i malati non possono evacuare, e non fare eccezioni. Costringere 600.000 persone ad ammassarsi in aree limitate in condizioni di vita impossibili.

Radere al suolo quartieri, e bombardare le strade usate per fuggire. Uccidere famiglie intere, bambini, anziani.

Chiedere agli ospedali di evacuare. Sapere che non ci sono ambulanze né apparecchiature salvavita per trasportare i malati – e non fare eccezioni. Bombardare, per obbligarli ad andarsene.

Uccidere medici e infermieri, giornalisti, personale Onu. Mancano persino i sacchi per i morti, a Gaza.

Si chiama rappresaglia, si chiama punizione collettiva. 

E’ vietata dal diritto umanitario internazionale e di guerra. Non è giustificata da nulla, nemmeno da altri crimini subiti. Ed è vietata ancor di più allo stato occupante, che ha sempre l’obbligo di garantire vita e dignità alle popolazioni occupate. Sempre, senza eccezione alcuna.

L’orrore di questi giorni a Gaza è, per il diritto internazionale, crimine di guerra. 

Il governo israeliano e il suo esercito devono essere fermati.

Per questo, oggi serve ottenere misure immediate:

  • il cessate il fuoco su Gaza
  • la rinuncia alla invasione di terra
  • zone sicure nel sud, ma anche nel nord e nel centro di Gaza
  • zone sicure per gli ospedali
  • sicurezza per la popolazione civile
  • apertura regolare del valico di Rafah e libertà di movimento
  • approvvigionamenti regolari, certi e sufficienti alla vita dignitosa della popolazione
  • libertà di azione per le Nazioni Unite e le ONG per il soccorso umanitario

Il governo italiano deve unirsi alle Nazioni Unite, a tanta parte della comunità internazionale, alle Organizzazioni Non Governative impegnate per fermare la strage a Gaza, liberare gli ostaggi, fermare la violenza nella regione, impedire l’allargamento del conflitto.

Sono le condizioni perché possa ripartire, dopo averlo fatto marcire e rinnegato per anni, un negoziato vero per la fine dell’occupazione, per la nascita di uno stato di Palestina indipendente che viva a fianco di Israele in pace, libertà e sicurezza reciproca”.

Così l’Arci.

La Cgil: “Fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la pace”.

Di seguito l’Ordine del giorno approvato dall’Assemblea generale della Cgil riunitasi mercoledì 18 ottobre a Roma nella sede nazionale della Confederazione.

“L’Assemblea generale della Cgil esprime forte preoccupazione per quanto sta accadendo in questo momento in Israele e in Palestina.

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In coerenza con la nostra storia e come già fatto con la recente guerra in Ucraina e in altre regioni del mondo, condanniamo con forza ogni forma di terrorismo e di violenza contro la popolazione civile. L’attacco efferato di Hamas ha già provocato 1300 morti accertati, fra cui donne e bambini, il rapimento di quasi 200 civili e migliaia di feriti nel campo israeliano, e la reazione di Israele ha già provocato la morte di 3000 palestinesi, l’assedio totale della striscia di Gaza, mentre ieri sera è giunta la notizia della morte di 500 tra sanitari e ricoverati nell’Ospedale anglicano di Gaza. Anche questa guerra si sta consumando, ancora una volta, sul corpo delle donne. Si tratta di un vero e proprio crimine che non ha nulla a che vedere con la causa palestinese, ma si aggiunge alla storia del terrorismo internazionale. 


Siamo di fronte ad una escalation di violenza e di rischio di espansione del conflitto armato all’intera regione dove la popolazione civile, le democrazie e la costruzione di convivenza pacifica sono le vere vittime. Tutti devono attenersi al rispetto del diritto umanitario internazionale. Non si può imporre, come sta facendo il governo israeliano, un assedio totale sottoponendo la popolazione palestinese della striscia di Gaza a bombardamenti continui, togliendo luce, acqua, cure sanitarie e cibo ad oltre due milioni di persone.
Se non si riesce a fermare questa ondata, non vi saranno frontiere e barriere al terrorismo e alla guerra. Dobbiamo esigere che i governi nazionali, l’Unione europea e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mettano in campo tutte le risorse necessarie per fermare le operazioni militari, per la liberazione degli ostaggi e per l’assistenza umanitaria alla popolazione civile, evitando un altro esodo e nuovi profughi che si andranno ad aggiungere a quelli che da 75 anni vivono nei campi profughi della regione.


Oggi l’unica bandiera che dobbiamo portare è la bandiera della pace. Occorre che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite convochi una conferenza internazionale di pace per riconoscere lo Stato di Palestina come membro pieno dell’Assemblea delle Nazioni Unite, con confini certi, con piena sovranità e responsabilità, sulla base di quanto accordato tra le parti con gli Accordi di Oslo e riconosciuto dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite che dall’inizio del conflitto hanno impostato il quadro legale nella soluzione dei “due stati per i due popoli” con Gerusalemme capitale condivisa. Questa è la strada della pace, della convivenza tra i due popoli, della pacificazione del Medio Oriente. Non è più possibile lasciare una popolazione senza patria ed uno stato che continua ad espandere i propri insediamenti illegali, mentre crescono odio, violenza e terrore.


Rinnoviamo il nostro impegno a costruire il dialogo e il rispetto reciproco tra israeliani e palestinesi, soprattutto in questo difficile e doloroso momento, per dimostrare che la pace e la convivenza sono ancora possibili e l’unica strada per la sicurezza comune. 

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Su queste basi e con questi contenuti l’Assemblea generale nazionale della Cgil dà mandato a tutte le strutture dell’organizzazione a costruire e promuovere iniziative sui territori, innanzitutto insieme ai soggetti con cui la Cgil ha sottoscritto il manifesto “Israele-Palestina: Fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la pace”.

Per il Movimento Nonviolento “la via d’uscita è nelle mani di chi romperà la spirale di odio, rifiutando la logica perversa omicida e suicida della guerra. Solo i civili israeliani e palestinesi che sceglieranno la via della nonviolenza, dell’agire comune per la pace, potranno ridare speranza al futuro di Israele e Palestina. La reazione militare a un’azione militare finirà in un bagno di sangue. Questa deriva cancella ragioni e torti e rende tutti ostaggi della violenza». Per il Movimento Nonviolento «la società civile di Israele è ostaggio della politica estremista, nazionalista, militarista del governo di Netanyahu. La società civile di Palestina è ostaggio della politica estremista, razzista, militarista delle milizie di Hamas. Gli aggrediti di oggi sono gli aggressori di ieri. Gli aggressori di oggi saranno gli aggrediti di domani. Il peggior nemico della Palestina è il terrorismo disumano di Hamas. Il peggior nemico di Israele è l’apartheid contro i palestinesi”.

Un appello arriva anche da Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi: «Basta stragi. Basta indifferenza. Alziamo la nostra voce per costruire un argine al “disumanesimo”. C’è solo una cosa che ci può salvare.: si chiama “pace tra i nemici”. L’Italia prenda l’iniziativa per fermare il massacro. Diciamolo forte e chiaro: Israele e Palestina, due Stati per due Popoli. Stessa dignità, stessi diritti, stessa sicurezza».

“Il 27 ottobre ci sarà una iniziativa unitaria che avrà Roma con focus principale ma che avrà anche iniziative territoriali. Rilanciamo i nostri due punti che sono chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire per fermare le violenze, cessate il fuoco e intervento umanitario. E poi stiamo lavorando affinché le realtà sia palestinesi sia israeliane che vogliono costruire un futuro di pace si mettano insieme per rendere evidente la loro contrarietà rispetto a chi sceglie risposte di violenze” ha puntualizzato Francesco Vignarca della Rete Italiana Pace e Disarmo. “Abbiamo raccolto l’invito che viene da un lato dal Papa che invita alla preghiera, dall’altra un’idea di Amnesty di fare del 27 una giornata di iniziative diffuse sui territori unitarie, quindi tutti quanti assieme in tutta Italia. Se poi questa cosa a Roma si riesce a tradurre in una marcia vedremo, ci stiamo ancora lavorando” ha sintetizzato la vice-presidente dell’Arci Nazionale Raffaella Bolini.

La pace torna in piazza. Un ritorno quanto mai necessario. 

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