Presepe? Sì ma ambientato nella Betlemme bombardata o con Gesù che nasce su un barcone...

Questo Natale, che alcuni chiamano tradizionale, è soltanto un’invenzione consumistica, che ne capovolge il significato, non lo rinnova, o innova.

Presepe? Sì ma ambientato nella Betlemme bombardata o con Gesù che nasce su un barcone...
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

21 Dicembre 2023 - 15.02


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Ho letto con sorpresa e interesse la notizia della proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia – prima firmataria la senatrice Lavinia Mennunni, che proibisce di impedire celebrazioni legate al Natale come presepi, recite e altre manifestazioni. L’ho letto con sorpresa perché questo governo l’ho notato più attivo nel proibire, dai Rave alla divulgazione di estratti dagli ordini di custodia cautelare. Ma comunque se alla fase della proibizione un po’ esagerata si passa al “è proibito proibire” a me sta bene. E mi sta bene soprattutto per le celebrazioni legate al Natale, come anche alla Pasqua. 

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Il testo chiarisce che la disposizione afferisce le “tradizionali celebrazioni” e ci siamo. Ma al riguardo non mi si può impedire di sostenere, come molti altri, che il modo migliore per conservare è innovare.  In questo caso mi sembra quasi una necessità. Il Natale infatti è come una casa, non può essere lasciato invecchiare in forme caduche, come una casa che non abbia riscaldamento, o finestre con vecchi vetri che non consentono il risparmio energetico, necessario e direi “sacrosanto” anche per i vecchi edifici.

Il Natale infatti è una tradizione necessariamente “viva”, perché Natale e Betlemme sono sempre presenti, un fatto vivo che si rinnova nel suo significato perenne. Non si scherza con il Natale, tanto meno con il presepe. Comunque presepe vuol dire “recinto chiuso”, e in tutto i casi a cui ho cominciato a pensare questo senso letterale è preservato, sebbene il letteralismo non sia il modo migliore per leggere i testi sacri, anzi. In questo caso però può ritenersi importante,  a differenza di altro. Infatti non c’è nulla di sdolcinato nella natività del Bambino Gesù. Non c’erano cenoni a Betlemme, nessuna tavola imbandita con succulente pietanze.

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Questo Natale, che alcuni chiamano tradizionale, è soltanto un’invenzione consumistica, che ne capovolge il significato, non lo rinnova, o innova. Certo, è giusto festeggiare, celebrare a Natale, ma non è necessario lo champagne.  Natale piuttosto ci accompagna dall’ esclusione di allora (“non c’era posto per loro nell’albergo” si legge nel Vangelo secondo Luca) a quelle odierne.  Il messaggio della Salvezza vale sempre, si aggiorna ma non cambia. 

Così potremo avere, senza possibilità di proibizione, un presepe che raffiguri la natività in una Betlemme non tanto dissimile dall’odierna, città sotto attacco militare frequente, a volte pressante. Il riferimento all’odierna Betlemme non sarebbe esclusivo, molte altre città sono state  attaccate militarmente, alcune poste sotto assedio nel nostro recente passato, da Aleppo a Homs, e ce ne siamo accorti in pochi. E altre ce ne sono, in Africa ad esempio. Faccio l’esempio, molto recente di Timbuctoù e Gao, nel Mali. Anche lì la natività è assediata. Sarà bello rendere omaggio al Salvatore. 

C’è poi la richiesta, che grazie a questa proposta non sarebbe più possibile proibire, di una Natività ambientata a Lampedusa, dove il Bambino Gesù nasce non in una grotta, ma in un barcone, mezzo rotto, adagiato sulla marina. In lontananza, su un’altra barcone, si vedono i re Magi che si affrettano per raggiungerlo in tempo, per venerarlo. Anche qui, il messaggio universale del Natale ci ricorderebbe che altre località vedono il Bambino Gesù venire al mondo analogamente, a Lesbo ad esempio, o altrove. Sarà bello rendere omaggio al Salvatore. 

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C’è poi la richiesta, che grazie a questa proposta non sarebbe più possibile proibire, di raffigurare la natività in una periferia romana, negli ambienti socialmente devastati dello spaccio di stupefacenti. Il messaggio universale del Natale ci ricorderebbe che sono tantissime le località del mondo dove il Bambino Gesù verrebbe al mondo analogamente.  Sarà bello rendere omaggio al Salvatore.

Per fortuna c’è anche la richiesta, che grazie a questa proposta non sarebbe più possibile proibire, di raffigurare la natività a Kiev, in una fredda casa dei dimenticati di una guerra che prosegue ma non interessa più, né chi diceva che di lì passa la difesa della civiltà né chi diceva che pace e resa sono sinonimi. Anche tra i dimenticati arriva il Salvatore e sarà bello rendergli omaggio tra di loro. 

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