Perché il potere non sopporta Papa Francesco

L’assuefazione borghese ha inserito, garantito alla Chiesa uno spazio sulla tolda di comando, ma la spinta evangelica è scemata, fino a mostrare la crisi

Perché il potere non sopporta Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

31 Dicembre 2023 - 11.40


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Come tutte le storie umane anche la storia della Chiesa cattolica è una storia di scelte giuste o sbagliate. Sono emerse nel corso del tempo sfide e necessità davanti alle quali è stata compiuta di volta in volta una scelta. C’è però una storia, quella evangelica, che consente di orientarsi davanti alla ricerca di una tradizione da seguire, scegliere come bussola.

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La scelta compiuta da Gregorio VII e da Innocenzo III di creare un imperatore più potente di tutti gli imperatori, al quale si baciava la pantofola, o quella di inventarsi una donazione costantiniana per legittimare il potere temporale del vescovo di Roma-re, come quella di dichiarare infallibile il capo della Chiesa cattolica, sono tutte pagine “romane” che seguono l’impianto del clericalismo, del potere e quindi di un ordine di potere tra i poteri, di nobiltà nell’epoca della nobiltà, di potere borghese al tempo successivo. Insomma: dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio ha significato rendere il secondo vassallo del primo dopo aver fatto emergere il secondo come il vero interlocutore e garante dell’altro. Ma il brano evangelico ha reso vieppiù evidente che il suo senso è tutt’altro: quella “e” è una “e” disgiuntiva, crea un contropotere, non per un potere terreno per ogni potere terreno. 

I tentativi borghesi di comprendere il potere ecclesiale nel proprio ordine hanno evidentemente cozzato con il connotato apostolico della Chiesa di Cristo: poveri pescatori, non agiati figli della nomenklatura. La richiesta al giovane ricco di lasciare tutti i suoi beni per seguire Gesù non viene accolta: andrà in paradiso lo stesso, ma non entrerà nell’ordine apostolico. I pescatori invece lasciano le loro reti, non c’è un ordine “descamisado”, ma un ordine nuovo, contrario all’ordine dato dunque. Una spinta che non può acquartierarsi, mai. 

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L’assuefazione borghese ha inserito, garantito alla Chiesa uno spazio sulla tolda di comando, ma la spinta evangelica è scemata, fino a mostrare la crisi. Chiese vuote, seminari vuoti, conventio ad excludendum  incomprensibile. Se l’ordine è già dato che bisogno c’è più di un altro potere? Solo per confermarlo?

La mancanza di un’utopia non è stata possibile per tutta la Chiesa. Il bacio della pantofola papale non interessava la Chiesa di San Francesco e di tutto il filo non romano che con quel simbolo si è manifestato nel tempo. L’altra Chiesa, quella che non legittima un ordine, nobiliare o borghese purché potere costituito, ma un ordine altro, ha vissuto accanto all’altra nel cuore e nella realtà degli uomini, fino a prorompere al Vaticano II. 

Ora una borghesia in evidente affanno anche culturale (certi suoi araldi lo dimostrano), dopo aver svuotato le chiese europee di senso evangelico, cerca di reagire all’opzione preferenziale per i poveri , per le donne, per i discriminati, i dimenticati, all’opzione per il pluralismo religioso che poi è pluralismo tout court. Non sopporta questa ritorno al Vangelo, umano e quindi imperfetto, ma capace di ridare un senso alla Chiesa, utopia universale, non borghese. 

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Per tornare a parlare a un’Europa che l’ imborghesimento ha scristianizzato ci vorrà tempo. Basti dire che questa borghesia voleva che per lei e i suoi calcoli di bottega la Chiesa rinunciasse al piccolo spazio cinese che ha aperto. Il potere è cosi… Ma la tentazione di riprendere il cammino della Chiesa bastone della vecchiaia di Cesare è sotto i nostri occhi, in tutta la sua disperante povertà spirituale. Potrà fare in modo che Chiesa tornerà a legittimarlo? Un Papa con scarpe rosse e limousine è pensabile oggi? 

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