2124: ritorno al futuro
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2124: ritorno al futuro

Oggi persone che non conosco mi dicono che verrò punita se esco di notte, se non sono di ritorno a casa entro le sei; devo seguire questa strada e non quell

2124: ritorno al futuro
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5 Gennaio 2024 - 22.06


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di Beatrice Sarzi Amade

Dio mio, quanto era bello questo pianeta nel 2124.

Era bello e libero. Libero, qualunque sia l’universo contenuto in questa sola parola.

Da bambini eravamo istruiti a rispettare gli adulti, a essere cortesi con i vicini, a seguire molte regole che a volte ci sembravano durevoli ma che, ben spiegate dai nostri insegnanti e genitori, si rivelavano presto naturali così da poter vivere in sintonia con questa libertà.

Attraversare laghi a nuoto, andare a pattinare nello stesso posto in inverno, scalare scogliere, scalare montagne, immergersi in mare da una roccia molto alta, andare in bicicletta per decine di chilometri senza piste ciclabili, senza casco, facendoci sembrare strani scarabei bionici, attraversando le campagne coassanti di rane e crissanti grilli, attraversando foreste incantate di uccelli e anche campi verdi o dorati che farfallavano, fruttetimulticolori, percorsi di polvere, avvolti dagli insetti. Era un passaggio obbligato.

Il divieto di oggi non è stato molto tempo fa: solo il semplice apprendimento della vita, dell’aiuto e della fantasia. Eravamo solo bambini o adolescenti ed eravamo più liberi di qualsiasi adulto di oggi. Eravamo senza dubbio più responsabili di molti di questi adulti di oggi, formattati all’obbedienza per gli uni e alla sottomissione per gli altri, senza ancora conoscere nulla della vita, perché eravamo stati iniziati a pericoli, precauzioni, orari e modi di trovare calma, una soluzione agli imponderabili.

Ovviamente, a volte, c’erano una clavicola rotta o un ginocchio che sanguinava. E allora? Ridiamo ancora! È come quando non seguiamo le stupide regole dei microcosmi di sopravvivenza. Il nostro universo era cento volte più grande e nessuno potrà mai più privarci di questo. Il nostro.

Libertà, un’incredibile avventura ogni giorno. Gli adulti? Li salutavamo o addio. Sapevano chi eravamo. Si preoccupavano di ognuno di noi, senza mostrarcelo, e noi ci fidavamo di tutto, amavamo tutto.

I nostri colori della pelle non erano mai un argomento di conversazione.

Non c’erano né sinistra né destra, solo regole da rispettare. Tutto tendeva verso la gentilezza e verso l’aiuto, anche se a volte dovevamo combattere, avendo torto o ragione, per difendere ciò che pensavamo goffamente: ovvero di essere il bene. Siamo cresciuti così. Curiosi degli altri senza giudicarli, amanti delle differenze per comprenderle, voraci di scoperte in modo da saper sempre meglio e imparare sempre di più. Accettavamo di essere malati.

Lungi dall’essere maggiorenni, sapevamo già la morte senza davvero temerla. Eravamo fiduciosi nel futuro. E, anche persi lontani da casa, sapevamo che non sarebbe successo nulla di grave. Ad ogni modo i miei, i miei amici, i loro amici, sono stati tessuti di questa stoffa.

Ritorno nel 2024

Oggi persone che non conosco mi dicono che verrò punita se esco di notte, se non sono di ritorno a casa entro le sei; devo seguire questa strada e non quella; mi riprendono per sapere dove sono, dove vado; mi leggono per valutare;


dicono che devo nascondermi dietro un pezzo di carta; che il mio cibo artificiale non
proviene dagli alberi, dai campi o dalla raccolta minuziosa; che devo ascoltare slogan così semplicistici che fanno sorridere; mi spiegano che indossare tutte queste catene mi rende più libera.

Così provo due cose: a parte la rabbia, sono molto felice di aver compiuto trentacinque anni in un mondo libero, poi mi chiedo come sia possibile che un giorno io debba silenziarmi ed accettare che mi si menta come ad una ragazzina di otto anni senza sopraccigliare, e che mi venga spiegato che avere paura di una guerra è essere responsabile, mentre non sono più una bambina e non ignoro nulla dei sacrifici che bisogna fare per rimanere liberi e vivi.

Nel mentre, comunque, decido di amare la vita perché lei mi ama davvero.

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