Associare forza e potere è pericoloso: servono leader al servizio del bene comune
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Associare forza e potere è pericoloso: servono leader al servizio del bene comune

La figura del leader come cooperatore sembra davvero lontana dalla sensibilità politica di oggi. Eppure il Papa insiste e usa un'immagine musicale: quella del corista e non del solista.

Associare forza e potere è pericoloso: servono leader al servizio del bene comune
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padre Antonio Spadaro Modifica articolo

3 Marzo 2024 - 16.02


Il sottosegretario del Dicastero Vaticano per la Cultura e l’Educazione collabora con Radio 1 per «La finestra su San Pietro», rubrica settimanale di informazione religiosa, in onda ogni domenica a partire dalle 10.55 fino all’Angelus del Pontefice.

In tempi di incertezza, di conflitti, di confusione, è forte essere tentati dal desiderio di avere leader determinati, impositivi, capaci di dare soluzioni efficaci ed immediate, costi quel che costi. La persona forte al comando ci dà la sensazione che tutto possa trovare rapidamente il suo posto, che tutto possa mettersi in ordine e… poi tutti vissero felici e contenti.

Come la storia recente ci ha insegnato, non è affatto così. E le varie forme dittatoriali, anche quelle soft o light,  che abbiamo conosciuto e conosciamo nascono da questa illusione che associa forza e potenza. E questo è il modo migliore per non affrontare i conflitti e per sedarli con la repressione.

Questo vale per la politica, ma anche per l’amministrazione, le aziende, qualunque gruppo umano. Se la forza viene associata al potere crea un cortocircuito pericoloso.

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Insomma, oggi è in crisi la figura del leader.

Papa Francesco, come i suoi predecessori, ha più volte ricordato che il potere è servizio e che la politica è una forma alta di amore.

In un recente incontro con i futuri preti della diocesi di Roma, il Pontefice ha affrontato la questione in modo deciso. E ha smontato un mito: quello del prete inteso come uomo solo al comando, l’uomo che sente «giunta l’ora di prendere in mano la situazione» in prima persona, «impostando finalmente le situazioni con il proprio stile e secondo le proprie idee». Vale per il prete ma vale per tutti gli uomini chiamati a essere guida. Dice il Papa: la Chiesa per prima cosa «non chiede di essere leader, ma cooperatori, cioè, stando al senso delle parole, coloro che “operano con”».

La figura del leader come cooperatore sembra davvero lontana dalla sensibilità politica di oggi. Eppure il Papa insiste e usa un’immagine musicale: quella del corista e non del solista.

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Prossimi a importanti scadenze elettorali in tutto il mondo, e davanti alla crisi delle leadership globali sentiamo oggi il bisogno di una forma diversa di leadership, che non strumentalizzi ideologicamente il consenso, ma che sia capace di sintonizzarsi col popolo, per un servizio al bene comune (cfr. Fratelli tutti, n. 159).

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