Chiesa e aborto: a margine del fermo no c'è uno spiraglio che rappresenta la vera novità
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Chiesa e aborto: a margine del fermo no c'è uno spiraglio che rappresenta la vera novità

Possibile convenire che nell'arco di tempo che intercorre tra il concepimento e la determinazione di una vita umana compiutamente formata c'è un arco temporale durante il quale non si prefigura l'assassinio di cui si parla.

Chiesa e aborto: a margine del fermo no c'è uno spiraglio che rappresenta la vera novità
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

13 Aprile 2024 - 14.50


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La Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede Dignitas Infinita merita certamente una lettura argomentata e attenta, perché pone a mio avviso le basi per una cooperazione post-secolare, cioè aperta al reciproco apprendimento e non allo scontro ideologico. Il fatto stesso che, oltre ai fondamenti di fede, venga espressamente citata la cultura moderna come base del riconoscimento della dignità umana grazia alla Dichiarazione dei Diritti Umani approvata dall’Onu ci consente di vedere un balzo in avanti nell’ottica qui auspicata. La stessa struttura del testo, finalmente, non isola più i temi bioetici dalle altre scelte che vanno contro la dignità umana, dal caso dei richiedenti asilo dimenticati a chi vive in povertà estrema e così via elencando. Il documento fonda la dignità degli esseri umani non nella persona, cioè nel singolo in piena coscienza, ma la vede come intrinseca a ogni essere umano. Se non si facesse così ognuno potrebbe procedere a tagli o cesure inammissibili. Il discorso dunque si base sulla logica e fa intendere che nel ragionamento ci rientrano anche i due grandi capitoli più spinosi per la cultura laico-moderna, cioè l’aborto e il fine vita. 

Ed è proprio sull’aborto, dove il documento esprime ovviamente un fermissimo no, che si può parlare in termini nuovi. Vi si scrive: “questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. La sola ragione è sufficiente per riconoscere il valore inviolabile di ogni vita umana, ma se la guardiamo anche a partire dalla fede, “ogni violazione della dignità personale dell’essere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo”. 

Poco prima di questo passaggio, quando si cita Giovanni Paolo II e la sua enciclica Evangelium Vitae, i termini sono simili, ma non uguali: “ l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita”. Nel testo  citato in precedenza le parole  non sono proprio queste:  “ un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo”, non equivale a dire, appunto, che “l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita”. Un essere umano infatti è tale da quando la sua vita è umana, cioè quando gli organi sono formati, e questo non può accadere al momento del concepimento. 

Fin quando la scienza non ci ha dato gli strumenti per appurare quando si formi la vita umana, per non sbagliare e così (eventualmente) posticipare il momento, questa ora X diciamo, si poteva capire che si scegliesse per prudenza di risalire al momento del concepimento. Ma oggi abbiamo la possibilità di appurare quando la vita umana è tale, da quando è formata. Al momento del concepimento infatti inizia una forma di vita che poi si forma e quindi, a un certo punto, diviene quindi umana. 

Se un essere umano è sempre sacro allora oggi possiamo dire che la scienza ci consente di determinare quando diventa tale. Dunque cade la ragione di cautela che ha indotto ad anteporre al momento del concepimento l’inizio non della vita, ma della vita umanamente formata.  Che le due date non coincidano lo sapeva già San Tommaso, per logica deduzione, ma non lo poteva stabilire con certezza, ovviamente.

Dunque per evitare cioè che viene definito “l’uccisione deliberata e diretta di un essere umano”, oggi non c’è più alcun motivo per andare fino al momento del concepimento, quando quell’essere umano ancora non c’è.

E’ possibile dunque per tutti convenire che  nell’arco di tempo che intercorre tra il concepimento e la determinazione di una vita umana compiutamente formata c’è un arco temporale durante il quale non si prefigura, con un qualsiasi intervento scientificamente possibile, l’assassinio di cui si parla. Questa io credo che sia una novità sulla quale mi sembra che sussista il modo per convenire. 

Capirsi su questo potrebbe essere importante per procedere e capirsi di più, volendo.  

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