Leone XIV aveva rilanciato tweet contro le politiche anti-migranti di Trump e Vance
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Leone XIV aveva rilanciato tweet contro le politiche anti-migranti di Trump e Vance

Prima ancora di diventare pontefice, Prevost aveva rilanciato su X (ex Twitter) articoli e post critici nei confronti dei due leader repubblicani, accusati di distorcere l’insegnamento cristiano per giustificare chiusure e respingimenti.

Leone XIV aveva rilanciato tweet contro le politiche anti-migranti di Trump e Vance
Robert Francis Prevost eletto Papa Leone XIV
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8 Maggio 2025 - 23.52


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Robert Francis Prevost, eletto papa al quarto scrutinio con il nome di Leone XIV, ha chiarito fin da subito da che parte intende stare: quella del Vangelo dell’accoglienza, in linea con il pontificato di Francesco e in netta opposizione alle politiche migratorie di Donald Trump e del suo vicepresidente J.D. Vance. Prima ancora di diventare pontefice, Prevost aveva rilanciato su X (ex Twitter) articoli e post critici nei confronti dei due leader repubblicani, accusati di distorcere l’insegnamento cristiano per giustificare chiusure e respingimenti.

Il 13 febbraio aveva condiviso l’articolo: “La lettera di Papa Francesco, l’‘ordo amoris’ di J.D. Vance e ciò che il Vangelo chiede a tutti noi sull’immigrazione”, che commentava la lettera inviata da Bergoglio ai vescovi statunitensi. Il testo costituiva una risposta indiretta ma netta alle parole di Vance, che in un’intervista a Fox News aveva richiamato il concetto agostiniano di ordo amoris per sostenere una gerarchia dell’amore cristiano, ponendo in cima i cittadini americani e solo in fondo gli stranieri.

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Il 3 febbraio Prevost aveva rilanciato anche un secondo articolo dal titolo inequivocabile: “JD Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di fare una classifica del nostro amore per gli altri”. Era stato un segnale forte, coerente con l’impostazione di Francesco: nessuna legittimazione teologica per la discriminazione verso i migranti.

In linea con questa visione, il 15 aprile Prevost aveva anche condiviso un post del giornalista Rocco Palmo che denunciava un caso di deportazione illegittima sotto l’amministrazione Trump, scrivendo:
«Mentre Trump e Bukele scherzano nello Studio Ovale sulla deportazione illegale di un residente statunitense (un tempo immigrato salvadoregno senza documenti), il vescovo ausiliare di Washington Evelio Menjívar chiede: ‘Non vedete la sofferenza? La vostra coscienza non è turbata? Come potete restare in silenzio?’».

Prevost, missionario per anni in Perù, aveva rappresentato una delle voci più riformiste del collegio cardinalizio. Il suo impegno sociale e pastorale si era sempre intrecciato con l’attenzione ai più deboli, e anche sui social aveva manifestato posizioni chiare sui temi dell’immigrazione, della giustizia economica e della responsabilità ambientale.

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Nei giorni precedenti al conclave, Donald Trump aveva pubblicamente sostenuto la candidatura del cardinale conservatore Timothy Michael Dolan, arcivescovo metropolita di New York. Ma i cardinali avevano scelto diversamente, confermando la volontà di proseguire sulla strada aperta da Francesco. Dopo l’elezione, Trump aveva cercato di mostrarsi soddisfatto, dichiarando: «Non vedo l’ora di incontrare Leone XIV, sarà un momento molto significativo» e parlando di «onore per il nostro Paese».

Ma le parole e i gesti del nuovo papa avevano già tracciato una linea di continuità profonda con l’insegnamento di Francesco: il Vangelo non è una dottrina selettiva, e l’amore cristiano non fa classifiche.


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