Prima omelia di Papa Leone XIV: riscopriamo Cristo contro le false promesse di ricchezza e potere

Nella sua prima Messa da Pontefice, celebrata questa mattina sotto gli affreschi mozzafiato della Cappella Sistina, Papa Leone XIV ha pronunciato un’omelia vibrante,

Prima omelia di Papa Leone XIV: riscopriamo Cristo contro le false promesse di ricchezza e potere
Leone XIV
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9 Maggio 2025 - 12.58


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Nella sua prima Messa da Pontefice, celebrata questa mattina sotto gli affreschi mozzafiato della Cappella Sistina, Papa Leone XIV ha pronunciato un’omelia vibrante, che traccia la rotta del suo pontificato: una sfida audace a un mondo – e a una Chiesa – tentati di ridurre Gesù Cristo a una figura storica o a un ideale carismatico, mentre inseguono le promesse effimere di ricchezza, potere e tecnologia.

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Il 267° Successore di San Pietro, al secolo Robert Francis Prevost, statunitense di nascita e missionario agostiniano, ha parlato con la passione di un pastore che ha vissuto nelle periferie del mondo. Rivolgendosi ai cardinali che ieri lo hanno eletto e, attraverso di loro, alla comunità cattolica globale, Leone XIV ha deplorato la tendenza a privare Cristo della sua divinità, relegandolo a poco più di un leader ispiratore o un modello etico. Questa distorsione, ha ammonito, non è prerogativa dei laici scettici, ma si insinua anche tra i cattolici battezzati, dando vita a una sorta di “ateismo pratico” che mina l’essenza della fede cristiana.

Una fede derisa e marginalizzata

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Le parole del Papa hanno offerto una critica tagliente alla cultura contemporanea, in cui la fede è spesso liquidata come irrazionale o irrilevante. In società sempre più dominate dal materialismo e dall’individualismo, ha osservato, i cristiani si scontrano con scherno, ostilità o una tolleranza condiscendente verso le loro convinzioni. L’attrazione per la tecnologia, il denaro, il successo e il piacere, ha sostenuto, ha oscurato il richiamo del Vangelo a un incontro profondo e trasformativo con Cristo. Tuttavia, anziché cedere allo sconforto, Leone XIV ha esortato i credenti ad affrontare questa sfida con coraggio, proclamando la loro fede in un mondo che spesso la disprezza.

Il contesto della Messa, la Cappella Sistina, ha conferito un significato profondo al momento. Sotto il Giudizio Universale di Michelangelo, il Papa ha celebrato la Missa Pro Ecclesia – la liturgia tradizionale che inaugura un pontificato – in latino, con letture in inglese e spagnolo, a riflettere la sua padronanza bilingue e la sua visione globale. Nato negli Stati Uniti e formatosi come missionario in Perù, Leone XIV incarna una Chiesa che abbraccia culture e continenti, un tema destinato a segnare il suo pontificato.

Un Papa missionario con una visione sinodale

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A 68 anni, Leone XIV porta in Vaticano una prospettiva unica. Membro dell’Ordine di Sant’Agostino, ha trascorso gran parte della sua vita in America Latina, come vescovo in Perù, prima di essere chiamato a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi. La sua elezione, dopo la morte di Papa Francesco, segna un passaggio verso un Pontefice con radici pastorali profonde e un impegno per il modello “sinodale” di governo ecclesiale promosso dal suo predecessore: una Chiesa che ascolta, cammina insieme e si avvicina agli emarginati.

Nella sua omelia, Leone XIV sembra aver fatto eco a questa visione, invocando una Chiesa salda in Cristo e aperta al dialogo con un mondo frammentato. Sebbene il testo completo del discorso non sia stato reso pubblico, gli osservatori vaticani hanno notato la sintonia del suo messaggio con gli insegnamenti di Sant’Agostino, la cui massima – “Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo” – il Papa ha citato ieri nel suo primo discorso dalla Basilica di San Pietro. L’enfasi su servizio, umiltà e comunione lascia presagire un pontificato che privilegerà l’unità e l’apertura rispetto alla divisione.

Una devozione mariana e un appello alla pace

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La spiritualità personale del nuovo Papa è emersa con chiarezza. Ieri, ha concluso il suo primo discorso guidando la folla in Piazza San Pietro nella recita dell’Ave Maria, legando il suo pontificato alla festa della Madonna di Pompei. Questa devozione mariana, unita al suo invito a una Chiesa “vicina a chi soffre”, suggerisce un papato che unirà profondità spirituale e attenzione alla giustizia sociale e alla costruzione della pace, in un mondo segnato da conflitti e disuguaglianze.

Durante la Messa, le letture in inglese e spagnolo hanno sottolineato la prospettiva globale di Leone XIV. Le due lingue, legate alla sua formazione e al suo ministero, sono state un omaggio alla Chiesa universale, mentre la liturgia in latino ha radicato la celebrazione nella tradizione cattolica. La scelta ha trovato eco nella comunità internazionale del Vaticano, dove queste lingue sono spesso usate nelle liturgie solenni, ma ha anche riflesso il percorso personale del Papa, da Chicago alle Ande fino a Roma.

Un pontificato per un’era polarizzata

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L’omelia di Leone XIV giunge in un momento di grandi sfide per la Chiesa cattolica, dalla flessione della partecipazione in Occidente alla crescente persecuzione in alcune aree del Sud globale. Il suo monito contro le “false sicurezze” della vita moderna – ricchezza, potere e tecnologia – risuona in un’epoca di rapida trasformazione digitale e disparità economiche. Presentando queste come distrazioni dal Vangelo, il Papa colloca la Chiesa come una voce controcorrente, chiamata a navigare tra ostilità e indifferenza con resilienza e speranza.

Per gli osservatori, l’omelia segna l’avvio di un pontificato che non rifuggirà dal confrontarsi con verità scomode, dentro e fuori la Chiesa. Tuttavia, il tono di Leone XIV – pastorale, radicato e permeato di zelo missionario – suggerisce un intento di ispirare piuttosto che rimproverare, di costruire ponti anziché muri. Mentre inizia il suo ministero, il mondo osserva un Papa che, come ha commentato un analista vaticano, “parla con il cuore di un pastore e la mente di un erudito”.

Questa mattina, nella Cappella Sistina, sotto lo sguardo di profeti e apostoli, Papa Leone XIV ha mosso i primi passi come pastore universale della Chiesa. Il suo messaggio è stato inequivocabile: in un mondo che insegue ombre, la luce di Cristo resta l’unica vera guida.

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