Leone XIV, figlio spirituale di Agostino: pace, sinodalità e Chiesa come faro nel mondo

Il cuore del pontificato di Leone XIV è agostiniano fino al midollo. La sua è una spiritualità dell’inquietudine, della ricerca incessante, del cuore che si tende verso l’oltre. Come Francesco fu figlio spirituale di Ignazio, Leone è figlio di Agostino. 

Leone XIV, figlio spirituale di Agostino: pace, sinodalità e Chiesa come faro nel mondo
Papa Leone XIV
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Antonio Spadaro Modifica articolo

13 Maggio 2025 - 14.34


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Il cuore del pontificato di Leone XIV è agostiniano fino al midollo. La sua è una spiritualità dell’inquietudine, della ricerca incessante, del cuore che si tende verso l’oltre. Come Francesco fu figlio spirituale di Ignazio, Leone è figlio di Agostino. Importante questo ricorso della Chiesa d’oggi ai carismi dei religiosi per una leadership chiamata ad essere profondamente spirituale, ma anche comunitaria. E non dimentichiamo che con Francesco questo ha significato la chiamata di donne religiose in ruoli apicali della Curia romana.

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Leone ama molto di Agostino le parole del Sermone 340: «Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quel nome è segno dell’incarico ricevuto, questo della grazia; quello è occasione di pericolo, questo di salvezza». C’è una singolare sintonia con il primo messaggio di Francesco che, affacciandosi dalla loggia delle benedizioni, aveva detto: «Incominciamo questo cammino della chiesa di Roma, vescovo e popolo insieme». Leone XIV «per» il popolo e «con» il popolo: la definizione lo rivela quel che è: un convinto sostenitore della sinodalità, intesa come partecipazione attiva di tutto il popolo di Dio alla vita della Chiesa.

Ma non basta. Leone evoca nelle sue prime parole il «dialogo tra i popoli». Il suo cuore batte per la pace, la parola chiave del suo primo saluto: una pace «disarmata e disarmante, umile e perseverante». La sua esperienza al Dicastero per i vescovi gli ha insegnato a leggere le fratture del mondo come un medico le lastre del corpo. Ed è in questa ottica che si comprende meglio il richiamo nella sua prima omelia alla Chiesa «come “città posta sul monte, arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo».

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