Oscar Wilde veniva condannato dalla morale vittoriana il 25 maggio di 130 anni fa: quando essere gay era reato

Lo scrittore ricevette il massimo della pena per il suo amare fuori dai canoni, considerato a quei tempi un crimine

Oscar Wilde veniva condannato dalla morale vittoriana il 25 maggio di 130 anni fa: quando essere gay era reato
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25 Maggio 2025 - 16.10 Culture


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Marco Patricelli su AGI ricorda oggi lo scrittore irlandese condannato per i suoi gusti sessuali, che non erano un segreto per nessuno, e ripercorre i suoi ultimi anni di vita.

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Da una vita brillante di successi all’isolamento al freddo di una cella, bollato dall’accusa di sodomia.  L’omosessualità maschile nell’Inghilterra vittoriana era considerata infatti reato penale, punito con la pena massima di due anni di lavori forzati; a Wilde questi vennero risparmiati, grazie ai medici che lo dichiararono inabile, ma nulla del resto gli venne scontato: il dormire per terra con gli insetti, il vitto immangiabile, una sola ora d’aria, l’assoluto divieto per tre mesi di rivolgere la parola o rispondere agli altri detenuti, non poter ricevere visite da nessuno, neanche un foglio per poter scrivere. Solo il 12 giugno riceverà alcuni libri per intercessione della moglie, già a conoscenza della sua doppia vita.

Il processo si era aperto per iniziativa dello stesso Wilde, che aveva citato in giudizio per calunnia il marchese di Queensberry, padre del suo“Bosie”, ossia Alfred Douglas, col quale aveva vissuto una relazione tormentata nel periodo di scandali letterari per Il ritratto di Dorian Gray e Salomè; Wilde inoltre aveva abbandonato la casa coniugale e viveva in albergo, conducendo una vita ritenuta immorale dai benpensanti per il suo giro di frequentazioni omosessuali, che lo scrittore non faceva nulla per nascondere.

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Una volta arrestato e condannato (il giudice in udienza non evitò anche di umiliarlo, sottolineando come, se fosse stato in vigore il vecchio regime penale, avrebbe ricevuto la pena capitale), Wilde subì il disprezzo sulla stampa che una volta lo osannava e il veto dei teatri alle sue opere.

Dopo due anni di carcere, tornato libero, si trasferì in Francia, a Parigi dal febbraio 1898, perseguitato dai creditori. Con il peggioramento delle sue condizioni salute, a 46 anni subì un veloce tracollo, con accanto solo l’amico Robert Ross, primo amore, forse l’unico a essergli rimasto fedele, e morì il 30 novembre 1900, seppellito nel cimitero parigino di Père Lachaise.

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