L’immagine di una adolescente genuflessa di fronte al Papa in un atto pubblico di sottomissione, secondo le indicazioni di uno zelante cerimoniere, lascia a dir poco perplessi.
Il richiamo evangelico “Lasciate che i piccoli vengano a me” evoca un’accoglienza semplice e amorevole, non genuflessioni o protocolli rigidi. L’attenzione a formalità e consuetudini che sembravano superate appaiono lontane dal cuore del messaggio cristiano.
Non si può certo attribuire alla volontà diretta del Papa Leone XIV, ma sarebbe auspicabile un suo gesto per evitare che tali pratiche, promosse da cerimonieri legati a un passato di rigore formale, offuschino i passi avanti compiuti da Paolo VI a Papa Francesco passando per Giovanni Paolo II. Questi Pontefici hanno sempre orientato la Chiesa verso un dialogo autentico, privilegiando giustizia e misericordia rispetto a gesti come inchini o baciamano più da Casa Reale che di Nazareth.
Un ritorno a queste ritualità rischia di rassicurare chi cerca un Dio che benedice l’ordine esistente, con le sue ingiustizie, anziché spronare a cambiarlo. Un gesto semplice, come abbracciare una bambina con una benedizione, potrebbe ricordare che il Vangelo vive di amore concreto, non di formalismi.
Speriamo che non accada più.