Il nuovo mondo di guerre e di rovine dove non c'è più umanità ma cresce l'odio
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Il nuovo mondo di guerre e di rovine dove non c'è più umanità ma cresce l'odio

Non commenterò molto, anche perchè le notizie dirette si son fatte sempre più faticose da reperire. Non andrò a contare i missili che cadono o non cadono su Israele, né quelli che cadono, e cadranno, sull'Iran. 

Il nuovo mondo di guerre e di rovine dove non c'è più umanità ma cresce l'odio
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

18 Giugno 2025 - 19.22


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Non commenterò molto, anche perchè le notizie dirette si son fatte sempre più faticose da reperire. Non andrò a contare i missili che cadono o non cadono su Israele, né quelli che cadono, e cadranno, sull’Iran. 

Ma eccoci qui a continuare con cronache di guerra.

Dal 2022, mi sento come se fossimo entrati in un nuovo mondo, ma senza rendercene conto, e la mia intenzione, ad esempio, era concentrata inizialmente sull’Ucraina e sulla Russia. 

Nel 2023 questa casa dell’orrore che è l’invasione di Putin si è aggiunta all’orrore del 7 ottobre, poi la risposta del governo fascista israeliano. 

Son tutti fascisti.

Le cause del 7 ottobre non sono comparse così, ad un orario preciso, ma lì è avvenuta una nuova rottura.

Siamo entrati in un mondo senza ombre. 

Un mondo in cui sono semplicemente evaporati discorsi rassicuranti sulla diplomazia, i diritti umani e tutto il resto. E se non evaporati non piace, posso scrivere che i potenti e le organizzazioni, si sono dimostrati vili, e a dir poco inetti. 

L’unico argomento che rimane è la forza. E nemmeno tanta forza pura, dico forza vera, ma l’uso della forza, qualunque essa sia: Putin capisce solo il resoconto delle forze (non è di nuovo nel 2022), e agisce perché capisce che, nonostante tutto, nessuno resterà in piedi a lui nel numero delle cosiddette “democrazie occidentali” a rispondergli, perché queste democrazie occidentali sono, ovviamente, una potenza economica, ma non hanno forza, perché, ciò che non vogliono affrontare è la guerra. E così, anche se la Russia, economicamente, è senza sangue, sta intraprendendo una guerra di conquista come non si vedeva dal XIX secolo ( tranne con Israele ). 

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E, infatti, cosa fanno le democrazie occidentali? 

L’abbiamo visto: mandano miliardi di armi, ma niente per rovesciare la guerra d’invasione,  cioè non solo Putin invade i territori, uccide o ha ucciso più di 1.500.000 persone ( le perdite russe sono un milione, e chi conosce le vittime civili e militari ucraine? ), ma si trova incoraggiato a passare al passo successivo.

Questo è un doppio passo: da un lato, con l’aiuto dell’Iran, l’attacco del 7 ottobre (anche se i rapporti tra Russia e Israele erano in buone condizioni, e, ovviamente, non sono stati i servizi di Putin a definire i dettagli dell’attacco), ma Putin sta giocando su quello che sa di Netanyahu, e confida che cada nella trappola: 

la risposta israeliana, lo sappiamo, 

è mostruosa e compiuta da un crimine contro l’umanità: oggi si tratta di far uscire tutti i palestinesi, in qualche modo o altro, dalla distruzione di civili infrastrutture, bombardamenti, fame, prima di Gaza, ma, di fatto, tutta la Palestina, e questo è il significato della dichiarazione di Trump che si rifiuterà di riconoscere qualsiasi stato palestinese “sul suo territorio attuale”. 

Ci si chiede dove saranno destinati i palestinesi?  

Ho tutte le ragioni per pensare che potrebbe essere il deserto del Sinai. 

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Che fallimento umano siamo.

Insomma, sì, crimini disumani da parte di un’organizzazione terroristica fascista, si contano, su una scala di dieci, altri crimini disumani, ma crimini di uno stato, e lo stato di Israele è diventato mostruoso come Hamas. ( riflessione )

Il secondo aspetto di questo secondo passo è semplice: 

mostrare ancora una volta la totale impotenza delle democrazie di fronte alla forza. Nessuno sta facendo niente. A proposito, protestiamo. E anche le ultime dichiarazioni del nostro presidente, Macron, sulla sua disponibilità a riconoscere uno stato palestinese non sono molte: uno stato con confini? Uno stato con i coloni?. Allo stesso tempo, in tutti i paesi dell’Europa occidentale, si vedono progredire partiti populisti, di destra o di sinistra, partiti che si caratterizzano tutti per una posizione comune, in tutta Europa: fa la pace, qui, ora, in Ucraina,  lasciate trionfare Putin.

(vedere governo Meloni e le dichiarazioni inette e vergognose del seguito, la vendita ad Israele della Cyber Security ed è solo una parte della montagna menzognera di un governo che io non considero tale e che non riconosco).

Il terzo anno,  di cui abbiamo parlato e parlato, è la distruzione, da parte degli stessi USA, degli USA con Trump, e allo stesso tempo la distruzione di tutte le istituzioni che emergono dalla guerra, come l’ONU, o, nate dopoguerra, la NATO. Trump, contro, a volte, i suoi stessi sostenitori, rimane un alleato assoluto di Putin, e per quest’ultimo non è un trionfo da poco ricevere gli auguri di Rubio per il “Giorno della Russia”(o come diavolo chiama? ) lo scorso 12 giugno.  

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Ancora una volta, quello che mi importa oggi non sono le ragioni di questa alleanza, ma il legame di interessi tra un’ideologia reazionaria, che ha portato Trump al potere, ma la sua politica da un lato, la politica di rovinare lo stato nel suo insieme in  tutti suoi aspetti: agli appalti privati costruiti sul rapporto di forza, cioè fondamentalmente il ritorno al Medioevo, e, dall’altro, il desiderio di distruggere tutto ciò che rimane delle rovine delle rovine di una Legge che verrebbe imposta a tutti.

Questo mondo, di guerra e rovine, questo mondo di forza bruta, questo mondo senza ombra,  questo è nostro oggi, e di “mai più” sentito così tante volte, qui, in un Occidente dove la guerra è ancora latente, ma dove la gente non sente le sirene di allerta aerea e non muore sotto bombe, non c’è più niente. 

Non c’è umanità, non esiste coscienza vigile, l’importante è odiare ed applaudire alla morte a volte.

La domanda non è se ci sarà la guerra, ma quando ci sarà la guerra. 

E quello che sarà.

Come dice l’altro, chi vivrà vedrà. 

E se Dio vuole, alla prossima.

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