Evangelizzare significa anche promuovere la giustizia, la solidarietà, la pace e la carità
Top

Evangelizzare significa anche promuovere la giustizia, la solidarietà, la pace e la carità

Quanto è estremamente chiaro nella rivelazione biblica e nella tradizione teologica – non si può credere senza impegnarsi per la giustizia – diventa spesso problema per molti credenti e pastori

Evangelizzare significa anche promuovere la giustizia, la solidarietà, la pace e la carità
Preroll

Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

21 Giugno 2025 - 18.21


ATF

Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste
(Lc 9, 11-17 – Corpus Domini C).

Nel brano della moltiplicazione dei pani mi colpisce la sollecitudine che hanno i discepoli nel presentare a Gesù una situazione urgente e seria: “Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta»”. Gesù non compie immediatamente il miracolo ma chiede la loro collaborazione: “Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». E per quanto i discepoli si lamentano – “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”- comunque poi docilmente fanno quello che Gesù ordina loro. E solo allora arriva il miracolo della condivisione. Sollecitudine per le situazioni umane, collaborazione con Dio, docilità al suo volere e condivisione con chi ha bisogno sono atteggiamenti che spesso mancano nelle nostre comunità. 

Leggi anche:  La lotta è importante ma per raggiungere pace e giustizia, altrimenti degenera in guerra e crimini

Abbiamo dimenticato che il compito dell’evangelizzazione non sarebbe pieno se non contenesse un impegno nel promuovere la giustizia, la solidarietà, la pace e la carità, da parte di tutti i cristiani e in tutti gli ambienti. Gli interventi degli ultimi cinque Pontefici, nonché i primi di Leone XIV, derivano da quei tanti passi conciliari che richiamano lo stretto rapporto tra carità e giustizia, tenendo sempre fermo che la giustizia è inseparabile dalla carità. In generale i padri conciliari presentano una fede che manifesta la sua fecondità, col penetrare l’intera vita dei credenti e muoverli alla giustizia e all’amore, specialmente verso i bisognosi (Gaudium et Spes, nn. 69; 21); impegno che tocca tutti gli ambiti: familiare, lavorativo, sociale, culturale, economico, politico, internazionale. Altrove, nel Vaticano II, viene anche chiarita l’importanza della giustizia che non va confusa con la carità: “non si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia” (Apostolicam actuositatem, n. 8). L’impegno di giustizia e carità, ribadito dal Concilio, contribuirà notevolmente a quella scelta teologica e pastorale che va sotto il nome di opzione preferenziale per i poveri. Essa, a ragione, può ben considerarsi preferenziale uno dei frutti più maturi del Vaticano II, che, da scelta specifica delle Chiese dell’America Latina, passerà ad essere opzione della Chiesa universale.

Leggi anche:  La lotta è importante ma per raggiungere pace e giustizia, altrimenti degenera in guerra e crimini

Tuttavia questo patrimonio di fede non è sempre assimilato nelle nostre comunità, nei singoli pastori, religiosi e religiose, fedeli laici. Quanto è estremamente chiaro nella rivelazione biblica e nella tradizione teologica – non si può credere senza impegnarsi per la giustizia – diventa spesso problema per molti credenti e pastori; mi riferisco per lo più alla Chiesa italiana, anche se la situazione sembra essere molto simile in tutti i Paesi di cosiddetta tradizione cattolica. Lo scarso interesse per l’approfondimento e la prassi di giustizia è parte di quel privilegiare temi quali famiglia e aborto, eutanasia e bioetica, trascurando temi come giustizia, appunto, insieme a impegno per i poveri, solidarietà, pace, immigrazione e accoglienza degli immigrati, lavoro e disoccupazione, privilegi e abusi dei governanti, lotta alla corruzione. L’impegno per gli uni non deve mai trascurare gli altri, e viceversa.

Scriveva Giuseppe Lazzati: “I valori della libertà, della giustizia, della pace, cercano delle guide. Purtroppo ne troviamo poche, ma questo dipende dal fatto che non abbiamo abituato i cattolici a pensare politicamente”. 

Native

Articoli correlati