Dal successo alla gioia profonda: guardare in alto per vivere il Vangelo come progetto e non come evento

La pagina evangelica odierna sembra essere molto simile, quasi una prova generale della futura “ditta” Chiesa, come la chiamava don Milani.

Dal successo alla gioia profonda: guardare in alto per vivere il Vangelo come progetto e non come evento
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

5 Luglio 2025 - 13.28


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Il Vangelo odierno: In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»
(Lc 10,1-12.17-20 – XIV/C).

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Non so se avete avuto mai modo di approfondire le strategie aziendali: riunioni, lezioni, mission, risorse umane, obiettivi, verifiche e via discorrendo. La pagina evangelica odierna sembra essere molto simile, quasi una prova generale della futura “ditta” Chiesa, come la chiamava don Milani. Gesù invia settantadue discepoli nelle città in cui intendeva recarsi. I discepoli sono istruiti sulla missione da compiere, sui contenuti salvifici da annunciare e testimoniare, persino sullo stile da incarnare. Gesù li investe del suo potere (exousia) e, per questo, essi, con successo, portano a termine la missione affidata, con l’aiuto di Dio e superano brillantemente la prova. 

E questo successo è confermato dalle stesse parole di Gesù. Infatti al loro ritorno Gesù, notando la loro gioia per quanto hanno realizzato, così si esprime: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

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Tuttavia Gesù invita a fare un passo in avanti, ad andare più su: “rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Il loro successo è stato certamente importante, ma devono puntare più in alto, più in su. Sembra quasi un invito a passare da un successo, singolo e limitato, a un progetto più ampio e coinvolgente. Esso è il regno di Dio, quel Regno che i discepoli sono invitati ad annunciare come vicino a ogni situazione umana, specie di sofferenza. 

Questo passaggio dal successo personale, dall’evento singolo, al progetto generale, che è il Regno, costituisce un aspetto importante della vita cristiana. Va ricordato che c’è sempre un rischio: non guardare in alto, cascare sul singolo evento, quando questo è negativo; oppure di inebriarsi, perdendo il senso della misura, quando è positivo. Dobbiamo guardare sempre in ultimo, pensare e meditare non solo ciò che è penultimo, ma sopratutto ciò che è ultimo, come insegna Bonhoeffer. Ovviamente non voglio dire che ciò sia facile, né negare quanto la natura umana – con le sue tristezze, ansie, fallimenti, visioni leopardiane – spesso ci butti giù. Ma dove è diretto il nostro sguardo: ai successi e insuccessi particolari o al progetto generale? 

Ma ritorniamo all’invito di Gesù: “rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Esiste un cammino della gioia: dal successo singolo a orizzonti vasti, a nomi scritti nei cieli. E, quindi, non solo dobbiamo educarci alla gioia, ma dobbiamo farlo procedendo di gioia in gioia, sempre più grande. Questa “ditta” funziona così.

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