Non è cambiato molto nella Storia, la fame è stata, e continua ad essere, un’arma di sopraffazione, uno strumento del potere che nulla ha a che fare con i principi della democrazia, delle regole del governo giusto e della convivenza. Arma per uccidere e sottomettere. Così a livello globale come nella cronaca dei poveri cristi, quelli che tocchiamo di sfuggita col gomito sul marciapiede o al banco di un supermercato, ignorandone i drammi, i bisogni.
Leggevo una dietro l’altra, sfogliando un paio di giornali on line, due notizie di dimensioni incommensurabili: la prima che guarda al mondo, la seconda locale. E comunque due notizie che mi hanno portato a sbattere nella fame.
Da una parte la “foto” dell’ennesima strage del popolo di Gaza, falciato mentre, bambini e donne in testa, cercava da mangiare per non morire, se mai, nella situazione in cui Netanyahu ha gettato il popolo di Palestina, possano esserci margini per sopravvivere. Una foto tragica – quella che si ripropone da Gaza – che è impensabile possa essere opera di chi crede in Dio, qualsiasi sia il Dio che si prega.
Non so a quale categoria degli orrori appartenga quel che si sta consumando in quell’angolo del mondo, so che si sta andando oltre il più grande degli orrori che il mondo ha conosciuto nel secolo passato.
Dall’orrore di chi è falciato mentre prova a non morire di fame, alla tristezza di un uomo che ruba perché ha fame. Lo so, non è un inedito, la cronaca di tanto in tanto ci racconta di chi è preso sul fatto, mentre ruba alimenti, ma non ci si deve abituare.
Leggere che nella mia città, Agrigento, un uomo della mia età, che non ce la fa a sopravvivere con una pensione che diventa sempre più povera, debba provare a rubare la carne, mi fa pensare, appunto, che a livello della Storia e a quello delle storie dei poveri cristi, la fame resta l’arma tagliente nelle mani dell’ingiustizia.
Per la cronaca, il pensionato di Agrigento è stato graziato dalla solidarietà delle commesse e dei commessi del supermercato che – presente la polizia – si sono fatti carico dei 25 euro delle confezioni di carne che l’uomo aveva maldestramente nascosto sotto i panni leggeri dell’estate.
Resta l’altra fame, quella che cammina pari passo con la morte violenta seminata da uno degli eserciti più potenti del mondo, comandato da quel Netanyahu che forse pensa di dover essere un nuovo Mosè, e che invece interpreta malamente la parte di chi ha violentato la Storia e che, alla fine, dalla Storia è stato gettato nel girone infernale che gli spettava.