Dalla spiaggia all’abisso: l’orrore normalizzato della violenza contro chi fugge, sotto gli occhi dei bambini
Top

Dalla spiaggia all’abisso: l’orrore normalizzato della violenza contro chi fugge, sotto gli occhi dei bambini

L’autore riflette sull’orrore crescente del nostro tempo, dalle guerre ai gesti quotidiani di disumanità, come la caccia agli immigrati sulle spiagge.

Dalla spiaggia all’abisso: l’orrore normalizzato della violenza contro chi fugge, sotto gli occhi dei bambini
Preroll

Onofrio Dispenza Modifica articolo

6 Agosto 2025 - 23.11


ATF

Il nostro tempo, e questi nostri giorni che sembrano dettati da una follia che cresce senza controllo, che sembra spingere l’acceleratore oltre ogni limite, alimentando la corsa con la violenza, può capitare di scorrere una cronaca e considerarla minore, quando invece è spia di un abisso dell’umanità sempre più vicino.

Certo, le immagini di quello che David Grossman, seppure con cuore sanguinante, ha chiamato genocidio, sono di una tale dimensione da rinviarci a immagini di altri orrori che proprio in queste ore segnano il loro ottantesimo anno. Gaza è stata spazzata via, si ragiona di cosa farne dei sopravvissuti. Un orrore.

Poi altre guerre, a cominciare da quella che Putin ha portato in Ucraina, che resiste, al costo di tante vite umane, ma resiste. Perché è la Storia ad indicarci, a indicare loro, che alla prepotenza si ha il dovere di resistere, anche per preservare l’umanità e i valori fondamentali che devono contraddistinguere l’uomo.

E poi, ancora, le tante guerre ignorate, delle quali non ci arrivano neanche le immagini e l’urlo disperato.

E non finisce qui. Accanto agli orrori grandi, l’orrore dei nuovi mostri quotidiani, quelli che, forse, non si accorgono neanche di quel che fanno, perché la violenza ormai è sdoganata, è quasi un merito, e non è poi tanto grave che si spalmi nelle nostre ore, nelle nostre abitudini, a margine dei nostri svaghi.

Lo dico perché mi hanno profondamente scosso le immagini arrivate nelle scorse ore dalla Spagna, da una spiaggia.

Siamo lungo la costa, Granada non è lontana. Tanti bagnanti, quando si avvicina un motoscafo. Si gettano in acqua e raggiungono la riva alcuni uomini. Chi è al motore è incappucciato, fa inversione e prende il largo. Gli uomini raggiungono la spiaggia, provano a raggiungere la strada. È la prima cosa che fanno gli immigrati che scappano dal Sud del mondo, in Spagna come in Italia.

È a questo punto che scatta la caccia: in tanti provano a fermare gli immigrati, c’è chi li placca con arte da poliziotto, così come abbiamo visto più volte dalle strade americane. L’immigrato fermo faccia in giù, con le mani bloccate dietro le spalle e l’uomo che l’ha bloccato seduto sulla sua schiena fino a farlo respirare male. Così fino all’arrivo della Guardia Civil.

A quel punto, la giornata di mare è salva, può riprendere, i bambini tornano in acqua, uomini e donne prendono il sole, il gelato, l’aperitivo sotto l’ombrellone. Qualcuno è più soddisfatto degli altri per quel che ha fatto.

Un orrore. Gli uomini ancor meno tollerati che con i cinghiali quando vanno a spasso tra gli ombrelloni a rubare del cibo. I bambini guardavano. In questa oscena domenica di mare hanno imparato che un uomo può dare la caccia a un altro uomo, se più debole, perché scappa dalla violenza, dalla fame, dalla sopraffazione.

Ecco, per questo ho ragione di credere che se il mondo sopravviverà, rischia domani di essere ancora più violento di quello violento di oggi.

Native

Articoli correlati