Razzismo, disprezzo e omofobia non mancano anche tra cattolici pseudo ferventi che ignorano i valori
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Razzismo, disprezzo e omofobia non mancano anche tra cattolici pseudo ferventi che ignorano i valori

Nella vita esiste una gerarchia di valori: 1. il Signore; 2. le persone; 3. i beni materiali. Chi perde questa gerarchia diventa un amministratore disordinato e pericoloso, se non avido e corrotto;

Razzismo, disprezzo e omofobia non mancano anche tra cattolici pseudo ferventi che ignorano i valori
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

9 Agosto 2025 - 15.04


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Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più»
(Lc 12, 32-48 – XIX/C).

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Partiamo dalla domanda di Pietro: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Precedentemente Gesù ha proposto una molteplicità di spunti, nell’indicarci la via dell’essenzialità: libertà dai beni materiali, scelta di povertà, tensione di fese nell’attendere il Signore che viene. La domanda mi rimanda a una cosa simpatica che ripeteva spesso il nostro parroco don Battista Armienti: “Ci sono alcuni credenti che si sentono esclusi dalle richieste che il Signore fa a tutti… li chiamerei i “cognati” di Gesù Cristo: troppo intimi per prestargli attenzione e obbedienza sempre”.  In altri termini, secondo loro, Gesù è scontato, opinabile, discutibile, non vincolante e cosi via. Un esempio per tutti: l’amore che Gesù chiede per i poveri, gli stranieri, gli ultimi… forse lo dice per altri, non per me. Solo un esempio, comunque attualissimo: si pensi a poveri e immigrati che vengono ignorati anche da chi fa la comunione ogni giorno; a volte sono anche offesi e maltrattati. Razzismo, disprezzo e omofobia non mancano anche tra cattolici praticanti e pseudo ferventi, pastori inclusi! 

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In termini biblici il punto di partenza è il cuore. Gesù ci dice: “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Quella di Gesù è un’affermazione, ma credo sia importante porla come domanda: dov’è il mio tesoro? Chi o cosa, è ciò che conta veramente per me? Quando si vive un’esperienza affettiva forte – di coppia, da genitori, da amici intimi – è facile pensare a chi si ama come il tesoro della propria vita. Non a caso sono in molti, amanti o genitori, a chiamarsi usando il termine “tesoro”. Fin qui niente di strano, anzi parliamo di uno degli aspetti più belli e profondi della natura umana. Il brano, però, non fa riferimento a persone che sono il nostro tesoro ma a ciò che è preda del ladro e il tarlo consuma. E‘ ovvio il riferimento a denaro e ricchezze che ci vincolano, ci fanno diventare avari, possessivi e invidiosi, dimenticando che nella vita valgono di più le persone che i beni materiali, che il Signore vale più di tutte le persone e, ancor più, di tutti i beni materiali e non. 

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Nella vita esiste una gerarchia di valori: 1. il Signore; 2. le persone; 3. i beni materiali. Chi perde questa gerarchia diventa un amministratore disordinato e pericoloso, se non avido e corrotto; chi la ricorda e la attua è un amministratore fidato e prudente. Chi stravolge la gerarchia… forse è diventato un “cognato” di Gesù Cristo.

Il riferimento all’amministratore rende questa pagina evangelica molto concreta e fattiva. Monitorare il proprio cuore, ricercare e vagliare il tesoro della propria vita significa saper amministrare bene quello che il buon Dio ci ha donato. Lo capiamo anche dalle ultime parole del brano: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. Nella vita abbiamo ricevuto, chi più chi meno, ma ciò non importa. Importa invece ricordarci che ci sarà chiesto sulla base e in proporzione a quanto abbiamo ricevuto. Ma cosa ci sarà chiesto? Amministrare i beni affidati, senza dimenticare il Padrone. “Gesù Cristo è un Dio a cui ci si accosta senza orgoglio – scriveva Pascal – e sotto il quale ci si abbassa senza disperazione”.

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