L'inutilità del 'cristianesimo borghese' che sbandiera rosari in pubblico ma persegue egoismo e ingiustizia
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L'inutilità del 'cristianesimo borghese' che sbandiera rosari in pubblico ma persegue egoismo e ingiustizia

Una cristianità borghese, ossia un seguire il Signore che non ci scomoda più di tanto, lascia le cose come stanno e pone solo una sottile e inefficace “vernice cristiana” sulla nostra realtà.

L'inutilità del 'cristianesimo borghese' che sbandiera rosari in pubblico ma persegue egoismo e ingiustizia
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

16 Agosto 2025 - 16.51


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Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
(Lc 12, 49-53 – XX/C).

Brucia di tutto a Gaza, come in Ucraina e in tanti luoghi di violenze e guerre… Gesù ci invita a bruciare tutto? Il testo evangelico odierno, se letto superficialmente, non fa altro che “gettare fuoco sulla terra”, non solo nei grandi conflitti nazionali e internazionali, ma anche nei piccoli conflitti in famiglia, sui luoghi di lavoro, nelle associazioni, nelle istituzioni politiche e non. Ma Gesù vuole veramente la rivoluzione violenta? Se così fosse dovremmo riscrivere il Vangelo e iscrivere Gesù tra i rivoluzionari violenti della storia umana. Ma non è così.

Un’analisi attenta del testo odierno ci porta a concludere che il Signore Gesù sta solo manifestando il desiderio che il suo annuncio porti frutto quanto prima. Ma ciò non è possibile senza che il Vangelo determini una “divisione”. Del resto sin dall’inizio della sua missione, ancora infante, Gesù aveva ricevuto la profezia di Simeone che “li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione”. “Divisione, contraddizione”sono termini importanti per capire la natura della rivoluzione che Gesù ha inaugurato. Si tratta di un annuncio che ovunque – né in noi, né attorno a noi – può lasciare le cose come stanno. 

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La parola di Gesù vuole portare frutto e il frutto consiste in un cambio radicale della propria vita, cioè interiorità, abitudini, pensiero e cuore, relazioni, situazioni personali e sociali, comunitarie e politiche. Altrimenti è un cristianesimo, o meglio, una cristianità borghese, ossia un seguire il Signore che non ci scomoda più di tanto, lascia le cose come stanno e pone solo una sottile e inefficace “vernice cristiana” sulla nostra realtà.

In Italia questo tipo di atteggiamento religioso ha determinato un tipo di cattolico borghese che si accontenta di un richiamo a certi principi della dottrina cattolica (famiglia, salvaguardia della vita, bioetica) e dimentica e tradisce tanti altri (bene comune, solidarietà, accoglienza e promozione degli ultimi, giustizia e legalità, lotta alla corruzione, promozione della pace e della salvaguardia dell’ambiente naturale), fino alla stupidità e/o cattiveria di rosari sbandierati in pubblico, di devozioni poco cristiane e parecchio magiche. Anche verso questo tipo di religione annacquata credo che Gesù voglia gridare con forza: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”. 

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Ma quale “fuoco sulla nostra terra” il Signore vuole accendere? A che tipo di rivoluzione ci chiama? Scrive Luigi Sturzo: “Non esiste vera rivoluzione se non basata sui due principi di carità e di giustizia, poiché sviluppo o regresso (connaturale per noi attraverso il peccato) sono dovuti alla prevalenza dell’egoismo e dell’ingiustizia. Questi sono la causa prima dei nostri peccati e delle nostre passioni, nella nostra vita personale e nella vita sociale”. 

Su questi temi la divisione non è un consiglio ma un obbligo. Come cristiani giunge il momento in cui siamo “divisivi”, cioè dobbiamo prendere posizione. Il cristianesimo non ha niente a che a fare  con il  moderatismo (non spingersi troppo in là), il “terzismo” (non prendere posizioni ed essere sempre terzi rispetto alle parti in gioco), il puritanesimo politico (tutti sono indegni del mio appoggio perché io aderisco solo a ciò che è perfetto e ineccepibile) e via discorrendo.

Sono tutte forme surrogate di impegno cristiano. Ci fa bene meditare ancora quanto ha scritto Primo Mazzolari: “Non capisco perché un cristiano debba andare a prestito di risoluzioni “collettive”: io propongo con il vangelo in mano la rivoluzione personale. (…). Da secoli la cristianità non è rivoluzionaria per mancanza di amore. Non vogliamo una rivoluzione che invidi, ma una rivoluzione che ami; non vogliamo portare via a nessuno il suo piccolo star bene: vogliamo solo impedire che il suo piccolo star bene determini lo star male di molti. Vogliamo una rivoluzione che sia la manifestazione liberatrice della nostra pietà e della nostra carità, e cominci a dichiararmi contro di me. (…). La forza della nostra rivoluzione non è nella negazione o nell’antitesi, ma in un di più, in una pienezza nei confronti della giustizia di questa o di quella ideologia, di questa o quelle rivoluzioni”. 

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