Si è spento a 91 anni Giorgio Armani, il più celebre stilista italiano, simbolo di un’eleganza misurata che ha fatto scuola nel mondo. Nato a Piacenza l’11 luglio 1934, dopo un periodo di studi in medicina approdò alla moda passando da La Rinascente e poi da Cerruti. Nel 1975 fondò con Sergio Galeotti la sua casa di moda: giacche decostruite, palette sobrie e linee fluide diventarono il suo alfabeto stilistico.
Armani trasformò il lusso in linguaggio universale, conquistando Hollywood con American Gigolo e vestendo star e potenti di tutto il mondo. Negli anni ’80 e ’90 costruì un impero diversificato — da Emporio Armani ad Armani/Casa, fino agli hotel di Milano e Dubai — senza mai cedere a grandi gruppi e mantenendo gelosamente ed all’univoco la proprietà della sua maison, custode della sua indipendenza creativa.
Re Giorgio è stato anche imprenditore indipendente e uomo di forte senso civico: durante la pandemia convertì le produzioni per gli ospedali e finanziò progetti sanitari e ambientali, in particolare a Pantelleria, sua isola del cuore. Dal 2012 vestiva la squadra olimpica italiana.
Cavaliere di Gran Croce e insignito della Legion d’Onore, Armani ha sempre difeso un principio che è manifesto della sua estetica: “L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare”.
L’eredità che Armani lascia non può essere ridotta agli abiti, ma soprattutto nella sua idea di eleganza, sottrarre invece di aggiungere e lasciare che la bellezza emerga da sola in un mondo frenetico.
La camera ardente sarà allestita all’Armani/Teatro di Milano, città a cui ha legato la sua storia e che ha contribuito a vestire di una nuova idea di sobrietà.