Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». (Gv 3,13-17 – Esaltazione della santa Croce)
Ma è possibile amare questo mondo? Amare le persone e le cose belle, giuste, buone, pacifiche, vere, va quasi da sé. Ma amare chi fa il male, chi mente, è ingiusto, semina odio, violenza e morte, chi è cattivo, chi uccide bambini e innocenti a Gaza come altrove, non è affatto facile. Dio, invece, ha amato, ama tanto questo mondo da volerlo salvare, da inviarci il Suo Figlio, che è morto sulla croce.
E riflettendo su questo legame possiamo comprendere un pochino meglio l’amore di Dio per il mondo. Dio ama il mondo non perché gli è amico, né tantomeno simile o perché lo meriti, ma perché lo vuole salvare attraverso la passione, morte in croce e resurrezione del Suo Figlio. È un amore finalizzato, cioè in Dio amare vuol dire volere il bene, il massimo di esso: non far perire chi si ama, ma salvarlo dal peggio, dal male, dal perdersi, dal morire.
Troppo moralismo spesso ci offusca e ci fa pensare al desiderio di salvezza come a qualcosa, appunto, di riduttivamente morale: Dio ci salva dal peccato. Certo che ci salva dal peccato, ma dovremmo dire di più e meglio. Dio ci vuole bene e vuole che stiamo bene. Non vuole guerre, malattie, divisioni, ire, violenze, invidie, uccisioni, corruzione e via discorrendo.Non vuole che noi siamo gli autori di tali nefandezze. E vuole che noi aderiamo a Lui, cioè che crediamo in Lui, per star meglio, per superare il male, per quanto umanamente è possibile.
Un’ultima riflessione. Dio, nel Figlio, non condanna il mondo. Il male che ci sta intorno – dal genocidio a Gaza all’aggressione dell’Ucraina, dalle violenze domestiche ai crimini delle mafie, dagli abusi sui piccoli e indifesi ai reati corruzione, dal perseguire poveri e immigrati al deturpare l’ambiente – se siamo sani di mente e di cuore genera repellenza e facilmente condanna. Ovviamente c’è condanna e condanna. Non mi riferisco a quella giudiziaria, necessaria e indispensabile, ma alla condanna come totale chiusura verso chi ha sbagliato. Chiusura che facilmente si tramuta in giudizio inappellabile, antipatia e infine odio.
In fondo, diciamolo francamente, spesso abbiamo perso gusto e interesse a fare nostra l’amore di Dio come la sua giustizia. Riflettiamo poco su di esse, sul Signore Dio che le incarna. Invece facciamo più come i farisei. Il loro “sport” preferito era ed è: accusare, mormorare, chiudersi a riccio nelle proprie convinzioni e attitudini. Gesù li schiaccia con la sua misericordia. Allora quando ci sentiamo farisei, insofferenti verso noi stessi e gli altri, colmi di accuse per tutti, induriti nel cuore e nella mente dobbiamo tornare alla Parola di Dio e meditare… tutto l’amore che vi è raccontato, vissuto e trasmesso, tutta la giustizia è attuata senta tentennamenti.
Dobbiamo meditarlo e pregarlo, l’amor di Dio. Non siamo immuni dalla stagione di odio attorno a noi. Il nemico è subdolo e si può insinuare in tanti modi. Amare, invece, avere misericordia, saperla coniugare saggiamente con la giustizia è una grazia di Dio concessa a chi prega, fa discernimento personale e comunitario, si mantiene vigile e e si fa anche rimproverare, da parenti e amici intimi che vogliono il suo bene. Nella Croce di Gesù c’è tutto questo. Più che mostrarla al collo o alle orecchie, sbandierarla nei comizi o imporla nelle scuole, dobbiamo averla sempre nel cuore e nella mente. E ciò che dobbiamo indicare e testimoniare, per quanto ci possiamo riuscire, è quell’amor di Dio che non condanna ma salva.