Persone spazzatura, sempre rinnovate, sempre le stesse, che pensano che appena critichiamo una politica di governo, siamo razzisti e, in questo caso, antisemiti.
Da questo punto di vista i nazionalismi internazionali vanno sempre meglio e, anzi, sono intercambiabili; non sono una sostenitrice della politica israeliana, e chi ha letto quello che dico, sul sionismo bellico che si è sviluppato in Israele da decenni, guerra e colonizzazione, improvvisamente, eccoli che gridano allo scandalo e mi fanno sostenitrice di Netanyahu. E quanti, dopo avermi insultata, o apprezzato gli insulti, mi chiedono di “rispondere”, allo stesso modo si stupiscono del mio silenzio dei turiferiani dei massacri di Gaza.
Io dico “carnage” no, devo dire altro.
Perché, infatti, quello che sta accadendo a Gaza non è solo dell’ordine del massacro, che sia di massa, o addirittura di un crimine di guerra, sono decine, centinaia, crimini di guerra, ma dell’ordine del genocidio, come la parola è definita dalle leggi internazionali, leggi internazionali, e leggi nazionali, che prevedono che basta un fatto per essere verificato per genocidio.
Cosa si aggiunge ai crimini contro l’umanità che sono, ad esempio, lo sfollamento forzato delle popolazioni, quello che abbiamo visto decine di volte a Gaza, e in quali condizioni, e la volontà di Gaza Beach con il progetto di ridurre, in un primo passo, la popolazione araba a 600.000 persone tenute in una città “digitale”.
Città da cui queste persone non avrebbero diritto di andarsene, per ora, grazie all’indignazione globale, davanti a questi progetti, non se ne parla più, ma esistono.
E non parlo qui della distruzione, documentata, filmata dagli stessi israeliani, di tutti gli archivi civili di Gaza, cioè di tutte le basi giuridiche della vita quotidiana, di tutto ciò che non è stato informatizzato, della storia stessa della vita quotidiana.
E non parlo dell’uso della carestia come arma di guerra, e non parlo di questa aberrazione, oltre l’80% di vittime civili, cifra che si spiega, perché i bombardamenti sono stati decisi dall’IA.
In breve, sì, c’è deliberata distruzione di un gruppo umano, o di parte di un gruppo umano, distruzione di persone per appartenenza a quel gruppo, senza riferimento alle loro azioni reali.
C’è un genocidio, mentre parliamo di genocidio in Ucraina per altri motivi, soprattutto, per l’Ucraina, a causa del crimine contro le centinaia di migliaia di bambini ucraini “non ucrainizzati”, niente del genere, ovviamente, a Gaza, mentre parliamo di genocidio a Srebrenica.
C’è un genocidio, ma il fatto è che, nella mente delle persone, la parola è riservata a tre grandi genocidi, per non parlare di uno solo.
Il genocidio armeno,
il genocidio ebraico (ci dimentichiamo troppo spesso degli zingari)
e il genocidio del Ruanda.
E si scopre che i fascisti, gli assassini al potere in Israele sono, vero, ebrei, e che tra i veri assassini, torturatori, ubriachi i cui nonni o bisnonni sono sopravvissuti a questo genocidio.
Perché Israele non è più, in alcun modo, la terra dei sopravvissuti, e questo, dico e ripeto, è l’arma letale di Israele, non è la raffinatezza del suo esercito che è stato tenuto in fallimento da Hamas, che è oggettivamente l’alleato indispensabile di questa massa assassino che è Netanyahu, ma Yad Vashem, cioè il ricordo di quanto accaduto tra il 1933 e il 1945.
Il genocidio in corso a Gaza, non è un genocidio di annientamento globale come quello dei nazisti, o quello dei turchi o degli Hutu, ma è un genocidio.
Il fatto di aver trovato commenti, ma uno in particolare: che una delle armi di Netanyahu è la liberazione del cosiddetto discorso antisionista, che può infatti essere antisionista, cioè indignarsi di un movimento politico, di una politica complessiva, e di un antisionismo che, ignorando la memoria del nazismo, assimila gli ebrei in generale al sionismo.
E, davvero, non ditemi che, per molte persone, questa liberazione del discorso antisionista non è un rilascio di discorsi antisemita, e non è, per alcuni, un permesso, ma uccidere, almeno picchiare per strada, o chiamarti “sporco” ebreo. E non ditemi che non fa somma, sapendo esattamente che è su questo che contano gli assassini del governo israeliano, e lo stesso Netanyahu, che preferisce il caos del mondo piuttosto che rispondere alla sua corruzione nei tribunali del suo paese.
Non ditemi che non c’è un aumento dell’odio nelle nostre aziende legate a questo.
Un tizio, per strada, visibilmente emaciato, sicuramente non dall’alcool, si avvicina a noi, Françoise ed io, per strada e si rivolge a me, senza alcuna violenza, ma mi chiama ebrea e, subito, mi dice:
“Hai visto cosa stai facendo a Gaza?”
E questo non era niente, ovviamente, ma, in tutta la mia vita, questo non mi era mai successo in Francia.
E la reazione dei miei “amici” al mio sostegno a questo concerto, e la loro virtuosa indignazione nel vedermi indignata dal fumo, fa parte di questo, è uno di quei segnali che mostrano un cambiamento dei tempi, di questo clima che dovrebbe essere chiamato bene guerra civile che sta attraversando le nostre società, un clima che annuncia, ho più che tanta paura: guerre vere.
Come se le persone fossero diventate cieche. Come se avessero perso la capacità di categorizzare, di pensare per gradazione, di pensare complesso, semplicemente. Come se tutte fossero diventate, in un certo senso, con forme o senza alcuna forma, foglie in un grande vortice.
E, ultima cosa, come se, in questa trasformazione, e, va detto, nella confusione del confine tra antisionismo e antisemitismo, non per tutti, ma per molti, ahimè, ci fosse una sorta di godimento che definirei gratificante e morboso.
Sì, beh, davvero, oggi, perché gli ebrei stanno commettendo un genocidio, e sì, gli ebrei, non gli ebrei, stanno commettendo un genocidio: genocidio, ma non la Shoah, beh, è come se l’odio millenario contro gli ebrei potesse essere nuovamente giustificato, e, per le brave persone che credono di difendere il popolo palestinese, come se questo odio fosse legittimo dopo una fascia di ottant’anni.
Non risponderò di nient’altro. Fate come vi pare.