Leone XIV incontra il cinema: appello agli artisti per un immaginario collettivo più profondo e responsabile
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Leone XIV incontra il cinema: appello agli artisti per un immaginario collettivo più profondo e responsabile

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Leone XIV incontra il cinema: appello agli artisti per un immaginario collettivo più profondo e responsabile
Papa Leone XIV
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Antonio Spadaro Modifica articolo

16 Novembre 2025 - 22.04


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Papa Leone XIV ha incontrato il mondo del cinema. Oltre 200 tra attori, registi, sceneggiatori. Li ha voluti per dire loro che il cinema oggi è un luogo decisivo. È lì che nasce l’immaginario collettivo. È lì che si educa lo sguardo. È lì che si costruisce la memoria di una generazione. Per questo, il Papa vuole che la Chiesa non resti spettatrice. Il grande schermo non è “altro” rispetto alla vita reale: la plasma, la orienta, la interpreta.

Per Leone il cinema non è intrattenimento leggero. È un crocevia. Un punto in cui desideri e domande si incontrano. Non ha il ritmo frenetico dei social. Non è uno scorrere distratto di contenuti. Chiede tempo. Chiede ascolto. Chiede attenzione. La sala è una soglia: si entra in un altro ritmo, quello che permette alle storie di incidere più a fondo.

In questo clima si capisce perché il Papa ha rivelato quali sono i suoi film preferiti. La vita è meravigliosaTutti insieme appassionatamenteGente comuneLa vita è bella. Quattro titoli diversi, ma un’unica linea comune li mette insieme. In questi film la grazia nasce dal basso. Dalla tenacia di persone normali. Dalla loro capacità di scegliere il bene anche quando tutto sembra negarlo. È questo che tocca Leone: il cinema che rivela la forza nascosta dei gesti minimi. Che mostra come una scelta piccola possa cambiare il destino di una vita.

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Per questo, quindi, Leone ha voluto incontrare gli artisti del cinema. Per ricordare loro che le storie che raccontano formano il modo in cui la gente guarda il mondo. Non sono neutre. Il Papa chiede una cosa precisa: restituire profondità all’esperienza umana. Non lasciarsi guidare solo dagli algoritmi, ripetendo ciò che funziona.

Il messaggio finale è semplice: il cinema è un servizio pubblico dell’immaginazione. È un bene comune. E quando la sala si oscura e lo schermo si accende, può accadere ancora qualcosa di grande: un nuovo sguardo sul mondo. 

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