Maria e l’obbedienza che trasfigura: ciò che è “folle e divino” diventa via possibile anche per noi
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Maria e l’obbedienza che trasfigura: ciò che è “folle e divino” diventa via possibile anche per noi

Maria ascolta e scopre o riscopre che: nulla è impossibile a Dio. Allora obbedisce. L’ascolto l’ha portata a confermare l’azione di Dio, a gustarla di più e quindi a obbedire con più slancio

Maria e l’obbedienza che trasfigura: ciò che è “folle e divino” diventa via possibile anche per noi
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

8 Dicembre 2025 - 10.28


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Il Vangelo odierno: In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». 

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (Lc 1, 26-38 – Immacolata Concezione).

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Ci sono molte cose incomprensibili, dal punto di vista umano, nella vita di fede. E per quanto noi possiamo ritornarci a riflettere e pensare, esse restano tali. Una di queste è il concepimento di Gesù, raccontato molto sinteticamente da Luca. Una giovane, un angelo, una promessa di nascita. Maria, Gabriele, Gesù. Il Cristo è annunciato e concepito in maniera straordinaria. L’evento così raccontato ci affascina e ci sconvolge. La prima a vivere ciò è Maria. Non a caso chiede: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo? Non c’è nessun problema, né colpa nell’avere difficoltà e perplessità nel capire e seguire il volere del buon Dio. Ci sono molte cose che non comprendiamo, che sono fuori da qualsiasi logica umana.

Quando ci ritroviamo in situazioni simili a quelle di Maria possiamo fa degenerare le nostre difficoltà in dubbi profondi, fino al punto di abbandonare tutto, magari imprecando contro Dio, dubitando della sua esistenza o delle sue buone intenzioni. Maria ha difficoltà ma non dubbi. Qual è la differenza, nella vita di fede, tra dubbi e difficoltà? L’ha spiegato bene John Henry Newman: “Diecimila difficoltà, secondo me, non costituiscono un solo dubbio; difficoltà e dubbi sono incommensurabili fra loro… A un uomo può dispiacere di non riuscire a risolvere un problema di matematica, di cui gli è stata data o no la risposta, ma non per questo dubita che il problema ammetta una risposta e che una particolare e determinata risposta sia quella vera”.  

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Quindi Maria non ha dubbi ma difficoltà. E per risolverle si apre all’ascolto. L’angelo la introduce nell’azione dello spirito, riguardo alla sua vita e quella della sua cugina Elisabetta. Maria ascolta e scopre o riscopre che: nulla è impossibile a Dio. Allora obbedisce. L’ascolto l’ha portata a confermare l’azione di Dio, a gustarla di più e quindi a obbedire con più slancio: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola.

Mi ha sempre colpito leggere in un autore ateo e contrario alla fede cristiana un inno all’obbedienza. Mi riferisco a Friedrich Nietzsche quando scrive: “Appare chiaramente che la cosa principale in cielo e sulla terra è obbedire per molto tempo e in una stessa direzione: a lungo andare ne risulta qualche cosa per cui vale la pena di vivere su questa terra, come per esempio, la virtù, l’arte, la musica, la danza, la ragione, lo spirito, qualche cosa che trasfiguri; qualche cosa di raffinato, di folle o di divino”.

Forse Nietzsche non ha mai pensato che Maria ha percorso quanto lui indicava: l’obbedienza continua a ciò per cui vale la pena di vivere su questa terra, intesa come esperienza di trasfigurazione, di qualche cosa di raffinato, di folle o di divino. E’ stato così per Maria. Lo auguriamo, nel piccolo, anche per noi. 

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