Desideriamo novità e cambi personali e sociali: poi siamo i primi a rifiutarli
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Desideriamo novità e cambi personali e sociali: poi siamo i primi a rifiutarli

Gesù, Giovanni Battista operano il bene nel nome di Dio, fanno bene, annunciano con franchezza e chiarezza la via di Dio. Perché scandalizzarsi di loro? Perché rifiutarli?

Desideriamo novità e cambi personali e sociali: poi siamo i primi a rifiutarli
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

13 Dicembre 2025 - 16.49


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Il Vangelo odierno: In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.

In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11, 2-11 – III avvento A).

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Un po’ tutte le religioni, al loro interno, hanno movimenti e gruppi per i più svariati motivi. A noi cattolici non sono mai mancate apparizioni, vere o presunte, che spostano persone. Fenomeni difficili da analizzare, ancor da più da valutare e dichiarare autentici, o meno. I dubbi, in questi processi, sono più che legittimi. E’ stato cosi anche ai tempi di Gesù. Si pensi alla domanda fatta, dai discepoli di Giovanni, direttamente a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. 

Ma Gesù, una volta rassicurati i suoi interlocutori sulla sua identità, sposta l’attenzione sul Battista. Il filo conduttore sembra essere lo stesso: la novità di Dio va accolta; non bisogna scandalizzarsi. La novità va valutata, su di essa va fatto un serio e profondo discernimento. Gesù, Giovanni Battista operano il bene nel nome di Dio, fanno bene, annunciano con franchezza e chiarezza la via di Dio. Perché scandalizzarsi di loro? Perché rifiutarli?

Sembra essere una costante storica: persone e gruppi vogliono il cambiamento, ma, spesso, quando questo arriva ci sono resistenze ad attuarlo. Ciò accade, molte volte, nell’accoglienza dei profeti: essi annunciano un rinnovamento nella mentalità e negli atteggiamenti di cui si sente il bisogno, eppure non vengono molto seguiti o, addirittura, presi sul serio. In altri termini: profezia contro istituzioni, cambiamento contro tradizione. Niente di nuovo sotto il sole (Qo 1,9).

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Il Vangelo sembra darci una traccia per non rimanere confusi in questa opposizione storica, oppure delusi perché, nonostante profeti e novità, non cambia niente. Tutti abbiamo desiderio di vedere segni nuovi. Ci sono anche oggi? Sì che ci sono. Li accogliamo o ci scandalizziamo quando ne siamo partecipi? Sembra così strano che, spesso, per quanto desideriamo novità e cambi personali e sociali, poi siamo i primi a rifiutarli. Siamo come quei piccoli che sono così insistenti nel chiedere quanto delusi e distratti quando ottengono. 

Si pensi ai profeti viventi cioè a tutti coloro che si battono per il cambiamento nella vita sociale, politica e istituzionale, specie dove il tasso di corruzione o criminalità o guerra è molto alto. Il loro impegno profetico e di rinnovamento civile ed ecclesiale non è sempre accolto e seguito. Molti si scandalizzano di loro. Non solo le istituzioni, spesso anche i singoli cittadini e fedeli. Il tutto è una lezione per noi, come lo fu ai tempi di Gesù e del Battista. Dovremmo dubitare di noi stessi, della nostra autenticità e freschezza, caso mai non attendessimo più nessuno, ci chiudessimo in noi stessi e, per difendere il nostro orticello, ci chiudessimo a qualsiasi novità di vita personale e istituzionale. 

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Ha scritto Primo Mazzolari: “La vita di ognuno è un’attesa. Il presente non basta a nessuno. In un primo momento pare che ci manchi qualcosa. Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno: e lo attendiamo”.

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