Qualche dubbio sparso sulle guerre strategiche dell’ultima fase. Per quale motivo – mi chiedo – bombardiamo la Libia (caramelle umanitarie.), tutti pronti a intervenire in Siria, ma nessuno parla dei regimi violenti che usano la medesima ferocia nei confronti degli oppositori come Arabia Saudita e Bahrain?
Bisognerebbe fare questa domanda ai nostri politici, compresi quelli dell’opposizione che oggi appoggiano la politica delle bombe per la democrazia. Ma solo quando queste bombe spalancano la strada a interessi geostrategici che nulla hanno a che fare con la democrazia dei popoli.
Perché in Libia e in Siria bisogna rovesciare i governi dittatoriali, in Arabia Saudita no. E neanche in Bahrain dove c’è una mega base navale americana. Bella l’analisi di Paul Craig Roberts, un uomo dell’apparato americano, che ha detto serenamente: eggià, a Siria e Libia hanno accesso al Mediterraneo e sono troppo, troppo legati a Russia e Cina. La Russia ha anche una bella base in Siria. No buono, verrebbe da dire.
Bombe a raffica, ma democratiche, con il vantaggio non secondario di togliersi di torno Russia e Cina, soprattutto la Cina, la cui crescita è evidente e incessante. E la cui presenza in Africa è notevole.