Il presidente Usa ha appena dichiarato di voler ritirare le truppe dall’Afghanistan ed i talebani attaccano un albergo di lusso nel centro di Kabul. La disinformazione di massa continua a nascondere le catastrofi prodotte dalle guerre umanitarie “per la democrazia”. La Somalia è ormai una Tortuga nella quale domina l’integralismo islamico, il Kossovo la pulizia etnica alla fine l’ha vista, quella degli albanesi ai danni dei serbi, L’Iraq è sempre in pezzi ed a mala pena controllato da un imponente esercito composto da mercenari di ogni Paese. Per non parlare dei bombardamenti occidentali contro i crimini di guerra del colonnello Gheddafi, che però uccidono senza sosta civili in Libia.
Le missioni militari di pace sono sempre più chiaramente occasione di affari per le aziende di armamenti e non solo peggiorano le condizioni dei popoli che vorrebbero “salvare”, ma ne rendono ancor più orribile la già più che precaria qualità della vita. L’Afghanistan ad oltre 10 anni dalla ‘liberazione’ è un campo di battaglia permanente. Una parte crescente del suo territorio nazionale è nelle mani dei talebani e quello che manca è gestito da signori della guerra criminali. Il governo centrale, infine, non conta nulla e Karzai è stato eletto nel 2009 con un voto palesemente truccato.
Martedì scorso le forze integraliste hanno attaccato l’albergo più protetto della capitale afghana per dimostrare a tutti chi davvero controlla il Paese. L’esodo delle truppe straniere dall’Afghanistan è stato per ora solo annunciato ed i vertici militari non pensano affatto che il cosiddetto esercito nazionale di Kabul possa mantenere il controllo del territorio dopo la partenza delle forze dell’International Security Assistance Force (Isaf).
Dopo la pantomima dell’uccisione di Osama bin Laden in Pakistan, l’unica supermissione delle teste di cuoio al mondo della quale non si è visto neppure un fotogramma, la demagogia di Washington e dei suoi alleati aveva lasciato intendere che la temutissima al Al-Qaeda fosse sconfitta e con lei tutti gli integralisti del mondo. Afghani compresi.
Peccato che la specie di Spectre attribuita al ricco uomo di affari saudita fosse da tempo inattiva, priva di uomini, piani operativi e collegamenti. Oggi la questione che impegna Washington è complicata da risolvere. La missione costa miliardi di dollari che la Casa Bianca non ha, perché la crisi finanziaria ha duramente colpito gli States. Obama deve rilanciare l’economia e la guerra afgana arricchisce il complesso militare-industriale, ma non incide in nessuna misura sul complesso del bilancio federale. Partire è indispensabile, ma per ora appare impossibile.
Le trattative “segrete” coi talebani non portano da nessuna parte, perché le forze militari degli insorgenti sono consapevoli di aver vinto sul campo e quindi non hanno alcun interesse nel fornire garanzie a quelli che considerano (non senza qualche ragione) invasori.Il manicomio afgano quindi non sembra aver rimedio. Se l’Isaf partirà i talebani ristabiliranno le loro leggi da medioevo, ma se rimarrà l’Afghanistan non uscirà dal medioevo nel quale la guerra lo tiene immobile. Tutto questo per affermare il primato della “democrazia”. Per chi ci crede.
