Le autorità filippine hanno organizzato la prima sepoltura di massa di circa 700 persone dopo una delle peggiori calamità che abbiano mai colpito il Sud del Paese.
Il bilancio delle vittime del disastro di venerdì sera, generato da una tempesta tropicale, è ancora incerto. Il numero dei dispersi varia ampiamente: le cifre ufficiali parlano di 82 persone di cui si sono perse le tracce, mentre la Croce Rossa delle Filippine di circa 800.
Molte persone potrebbero essere sepolte nel fango o tra detriti o potrebbero essere vivi nei centri di evacuazione ultra affollati. Da qui la disparità dei numeri sui dispersi. “Abbiamo perso il conto di quante persone mancano”, ha ammesso Benito Ramos, responsabile dell’ufficio del governo della Protezione civile.
A Iligan, un hub industriale sulla costa di 330.000 persone, il sindaco, Lorenzo Cruz, ha fatto sapere che in città tutte le pompe funebri sono piene e non accettano più corpi. Per cui molti cadaveri – 279 dal conteggio ufficiale – “sono solo ammucchiati fuori dalle camere mortuarie”, le quali hanno esaurito bare e formaldeide per l’imbalsamazione. “Stiamo utilizzando sacchetti di plastica, tutto ciò che è disponibile”, ha detto Cruz.
La protezione civile ha fatto sapere che al momento la situazione nel Paese è la seguente: 143.000 persone sono state colpite in 13 province meridionali e centrali, 45.000 persone si sono rifugiate in centri di evacuazione, circa 7.000 case sono state spazzate via, distrutte o danneggiate.
Si stima che circa il 35% degli sfollati siano bambini, secondo Trevor Clark, responsabile dell’Unicef. L’acqua corrente e l’igiene sono le preoccupazioni principali, seguite dalla mancanza di vestiti, coperte e scarpe per i più piccoli.