Siria: 26 febbraio referendum sulla Costituzione

L'annuncio della televisione di Stato per un voto che, di fatto, è un referendum sul regime. Un sì massiccio metterebbe nell'angolo l'opposizione secondo Assad.

Siria: 26 febbraio referendum sulla Costituzione
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15 Febbraio 2012 - 12.17


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Il regime siriano accellera, almeno in apparenza, l’avvio di quelle riforme tante volte annunciate e mai realizzate. La televisione di Stato ha annunciato questa mattina che si terrà il 26 febbraio il referendum sulla nuova Costituzione. Nel giro di 15 giorni i siriani verranno chiamati alle urne per un voto che, di fatto, è un referendum proprio sul regime.

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Il presidente Bashar Assad gioca la carta del consenso popolare. Un «sì» massiccio alla nuova Costituzione a suo avviso metterebbe nell’angolo l’opposizione e i rivoltosi. Sempreché il voto del 26 febbraio sia regolare e credibile e il regime non faccia pressioni sulla popolazione per ottenere un risultato favorevole. Al momento non e’ noto se verra’ permesso il monitoraggio indipendente del voto e l’ingresso nel paese dei osservatori elettorali di altri paesi.

In base alle indiscrezioni fornite dalla tv di stato, l’articolo uno della nuova Costituzione recita: «La repubblica araba siriana è uno stato democratico con piena sovranità, non accetta ingerenze e non fa concessioni su parte del suo territorio e del suo popolo ed è parte della nazione araba». Sempre all’interno del testo si precisa anche che «la religione del presidente della Republica è l’Islam e il diritto musulmano è la fonte principale della legge e lo Stato rispetta tutte le religioni che si possono professare liberamente». Si afferma soprattutto che «il sistema politico è pluralista e si basa sul sistema democratico di elezione dei partiti e dei raggruppamenti che partecipano alla vita politica». Si legge inoltre che «non è ammessa alcuna attività politica o la formazione di partiti che abbiano basi religiose o settarie».

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Saranno però in tanti, specie fuori dal paese, a tentare di far saltare la scadenza del 26 febbraio o, almeno, a vanificarla. Tra domani e venerdì l’Assemblea generale delle Nazioni Unite voterà una risoluzione in cui si condanna la repressione dell’opposizione in Siria e si sollecita Damasco ad andare verso un sistema democratico e multipartitito. A presentare la risoluzione sarà l’Arabia saudita che in casa propria vieta la formazione di qualsiasi partito politica e invece la sollecita a causa altrui.

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